Alcuni dei templi più maestosi dell’antico Egitto si trovano appollaiati sulle rive del Nilo, e tra i più famosi ci sono i templi di Karnak e Luxor. Dire maestosi sembra veramente riduttivo. Solo visitandoli ci si rende conto dell’immensità che gli appartiene.
Enormi e altissime colonne, statue giganti raffiguranti i principali faraoni dell’epoca, lunghissimi percorsi costeggiati da sfingi, obelischi che toccano il cielo, rilievi raffigurativi e geroglifici che narrano le epopee di quel lontano tempo, contraddistinguono i templi di Karnak e Luxor. Mai mi sono sentita così piccola passeggiando tra i vari colonnati. Mai ho provato una così grande ammirazione per un popolo che ha letteralmente dettato la storia dell'umanità, con l'invenzione della scrittura geroglifica e ieratica, della matematica, delle scienze, della medicina e con la realizzazione di importanti opere d'arte e imponenti costruzioni.
Strumenti medici e chirurgici quali bendaggi, bisturi e forcipi, ritratti su una delle pareti del Tempio di Kom Ombo, stanno a significare la già evoluta conoscenza medica che gli antichi egizi della dinastia tolemaica avevano. Le origini degli strumenti musicali sono testimoniate sulle mura del Tempio di Philae con effigi raffiguranti arpe, chitarre e flauti. Le conoscenze dell’astronomia permisero a questo antichissimo popolo di fissare le date delle feste religiose e determinare le ore della notte. Il calendario divideva l'anno in 360 giorni, con dodici mesi di trenta giorni e in tre periodi di quattro mesi.
E non dimentichiamo gli orologi stellari risalenti al 2000 a.C. che raffiguravano 3 costellazioni: Orione, Orsa Maggiore e Dragone. Già le prime dinastie conoscevano i 5 pianeti (Giove, Saturno, Marte, Mercurio e Venere) con il loro movimento fisso rispetto alle stelle. Insomma, l’antica civiltà egizia fu una delle più grandi della storia, contribuì a gettare le basi delle conoscenze culturali e scientifiche che sarebbero arrivate nei secoli a venire.
Una grandezza che per molti versi possiamo ritrovare visitando i templi di Karnak e Luxor…
Tre furono i regni importanti che si svilupparono lungo le rive del Nilo e che caratterizzarono l’Egitto con le sue grandi epoche.
A partire dal IV millennio a.C. gli insediamenti umani, sorti con la diffusione dell'agricoltura e dell'allevamento, diventarono delle città che aggregandosi progressivamente crearono due regni che per molti secoli si dettero battaglia: il Regno del Basso Egitto e il Regno dell’Alto Egitto. Fu il faraone Menes (o Narmer) che nel 2900 a.C. riunificò le due parti e da qui ebbe inizio la storia dei 3 regni:
Questi tre periodi che si alternarono fino al 1069 a.C. furono intervallati dai periodi intermedi, lassi di anni che videro disordini politici e sociali.
Nel 525 a.C. l’Egitto dovette affrontare l’invasione dell’Impero persiano e successivamente, nel 332 a.C., venne invaso dai Macedoni di Alessandro Magno che fondarono Alessandria d’Egitto. Alla morte di Alessandro Magno, Tolomeo I fondò la dinastia tolemaica che durò fino alla morte di Cleopatra, l’ultima sovrana. I Romani trasformarono l’Egitto in una provincia romana ed ebbe fine il regno dell’Antico Egitto.
Il primo, l’Antico Regno, occupò il periodo tra il 2686 e il 2181 a.C. A quel tempo la capitale era la città di Menfi, posta sul delta del fiume Nilo. Fu in questi secoli che vennero costruite le famose Piramidi a Giza, le tombe funebri dei faraoni Cheope, Chefren e Micerino, e la necropoli di Saqqara. In quel periodo visse “Imhotep”; ti sembra un nome conosciuto? Forse perché questo nome apparteneva al cattivo personaggio nel film “La Mummia”. In realtà Imhotep fu un grande uomo di scienza, di architettura e di medicina. Fu lui l'ideatore della piramide a gradoni e sempre a lui si deve il primo massiccio uso della pietra.
I faraoni, considerati come la personificazione di Horus (il dio con il corpo umano e la testa di falco), diedero vita a un complesso sistema amministrativo, con scribi e funzionari che garantivano il controllo delle risorse. L’Antico Regno terminò nel totale disordine, con i funzionari che smisero di obbedire ai faraoni, portando il Paese a dividersi nuovamente.
Nel Medio Regno, tra il 2040 e il 1750 a.C. l’Egitto raggiunse un grande splendore culturale. Innanzitutto, la capitale venne spostata da Menfi a Tebe, (l’attuale Luxor). Dopo la riconquista delle regioni del delta del Nilo che erano finite nelle mani delle popolazioni libiche e del Sinai, l’Egitto venne riunificato e seguirono anni di stabilità politica. Durante il Medio Regno gli Egizi iniziarono ad ampliare i loro territori. I combattimenti avvennero a sud per conquistare la Nubia, ma anche ad est verso la Palestina e la Siria.
In quel periodo cambiò anche l’aspetto religioso. La divinità più autorevole divenne il dio Amon, che fondendosi con Ra divenne il grande Amon-Ra, impersonificato dal faraone. I faraoni valorizzarono il territorio con la costruzione di residenze nell’entroterra e di fortezze lungo i confini per proteggere le zone del regno.
Furono gli Hyksos, una popolazione semita nomade, che dopo un’invasione dal nord dell’Egitto, riuscirono a prendere il controllo anche del basso Egitto rompendo così la solidità del regno tebano e mettendo fine al Medio Regno.
Il periodo, che vide l’Egitto al suo massimo splendore, fu durante il Nuovo Regno, tra il 1550 e il 1069 a.C. Innanzitutto, alcuni faraoni riuscirono a scacciare gli invasori e a riunire nuovamente il Paese. Fu un momento di massima espansione del regno egiziano dato che vennero conquistate: la Nubia, la Libia, l’Etiopia e il Medio Oriente. Ma fu anche un periodo di rinascita culturale. Con il Nuovo Regno, chiamato anche “secondo impero tebano”, Tebe divenne nuovamente capitale e il culto del dio Amon divenne il più importante d’Egitto. A questo regno si deve la costruzione dei templi di Karnak e Luxor e di un nuovo tipo di tombe, poste nella “Valle dei Re” e nella “Valle delle Regine”. I precedenti faraoni avevano costruito le piramidi ma Amenofi I, che diede inizio al Nuovo Regno, iniziò a sviluppare le tombe a camera scavate nelle pareti rocciose.
I più noti faraoni d’Egitto appartengono alle dinastie di quel periodo. Seti I e Tutankhamon, per esempio, o il faraone più famoso, Ramses II, che ampliò i colossali templi di Karnak e Luxor ed edificò i templi di Abu Simbel e i santuari di Abido e di Menfi.
Il declino del Nuovo Regno avvenne a causa dell’invasione dei popoli del mare che riuscirono ad indebolirlo, aprendo la strada alla contesa del potere da parte dei sacerdoti, dei capi dell’esercito e dei funzionari statali.
Per comprendere appieno i geroglifici e i graffiti dei templi di Karnak e Luxor e dell’antico Egitto, è necessario capire almeno in parte la religione che vigeva in quel lontano tempo e l’adorazione per le divinità.
La religione era politeista, con tantissime divinità spesso rappresentate con forme di animale o di essere umano o un misto di entrambi (solitamente con il corpo di un uomo e la testa di un animale). Per gli animali gli antichi egizi avevano una vera passione, basti pensare agli dei quali Bastet (il gatto), Hathor (la mucca), Anubi (lo sciacallo). Ognuna di queste divinità veniva associata ad un elemento della natura o della vita quotidiana, con lo scopo di guidare la vita dei credenti e provvedere alla loro vita eterna nell’aldilà. I faraoni fungevano invece da intermediari tra gli dei e gli uomini. E le tanto famose sfingi? Loro erano esseri mitologici legati alla religione egizia con la funzione di proteggere i templi e i luoghi sacri.
Negli oltre 3.000 anni di storia antica egiziana, molte furono le varianti religiose circa la venerazione di queste divinità.
I templi non venivano edificati per i fedeli, ma erano spazi nei quali potevano accedere solo i faraoni e i sacerdoti. La popolazione si riuniva solo nei cortili all’aperto dei templi. La morte veniva considerata come una transizione tra la vita terrena e quella ultraterrena, nella quale l’anima si separava dal corpo e successivamente si rigenerava in eterno se il corpo rimaneva intatto. Proprio a causa di questa credenza, il corpo del defunto veniva meticolosamente preparato attraverso l’essiccazione, la rimozione dei visceri e l’imbalsamazione. Gli oggetti preziosi del corredo funebre che venivano posti nelle tombe, rimanevano a disposizione al faraone defunto in caso di bisogno anche nell’aldilà.
Si tratta del tempio più grande d’Egitto e si dice sia il più bello. Sono sicuramente d’accordo per quanto riguarda la sua maestosità ma io ho preferito altri templi minori. In ogni caso, il complesso templare di Karnak può solo riuscire a stupire.
L’edificazione del Tempio di Karnak iniziò nel 2055 a.C. nel corso del Medio Regno e la sua espansione continuò fino all’XI secolo a.C. Venne quindi ampliato da tutte le dinastie che si susseguirono fino all'età tolemaica. Costruito per venerare gli dei Amon, Mut e Khonsu, era non solo un centro per il culto religioso, ma anche un centro amministrativo e sede per i faraoni durante l’epoca del Nuovo Regno quando la capitale era la città di Tebe. Nei templi di Karnak e Luxor i faraoni celebravano le cerimonie religiose più importanti, prendevano decisioni amministrative e politiche e ricevevano tributi dai territori conquistati.
La sua immensa estensione, circondata da un’alta muraglia, si sviluppa su 2 assi, la principale da ovest ad est con una forma allungata che si riduce gradualmente procedendo verso l’interno e la seconda da nord a sud. I vari ambienti e gli edifici sono concatenati tra loro. Si narra che più di 30 faraoni abbiano contribuito alla realizzazione di questo colossale capolavoro.
Il complesso templare di Karnak ospita tre principali templi ma al suo interno si trovano numerosi templi minori: Il Tempio di Amon-Ra, il Tempio di Monthu, il Tempio di Ptah, il Tempio di Ipt, il Tempio di Khonsu ed il Tempio di Osiride. Ogni anno al tempio di Karnak iniziavano le celebrazioni di Opet, una festa che durava quasi un mese e che celebrava il faraone e il suo legame con il dio Amon. La statua di Amon veniva posta sulla barca sacra e trasportata per il tratto che univa i templi di Karnak e Luxor percorrendo il Viale delle Sfingi, un percorso di 2.700 metri.
Si può indubbiamente asserire che il complesso templare di Karnak è un museo a cielo aperto che racchiude la storia dell’antico Egitto tra edifici religiosi, altissimi piloni, obelischi e statue.
Il viale d’ingresso al tempio è sorvegliato da 40 sfingi con il corpo di leone e la testa di ariete.
A partire dal Nuovo Regno e nei secoli successivi, i faraoni egizi crearono gradualmente vari piloni nel tempio di Karnak, che funzionavano come divisori tra i vari ambienti ed erano collegati tra loro da una rete di mura. Questi piloni erano posizionati in due direzioni diverse: alcuni erano risultano rivolti ad ovest verso il Nilo e altri invece rivolti a sud lungo il percorso delle processioni durante le cerimonie.
Largo 113 metri e alto 40, il primo pilone o portale del tempio di Karnak è privo di decorazioni e scritte. Composto da 2 torrioni dalla linea rettangolare uniti al centro da un varco monumentale di 7 metri, rappresenta l’accesso al tempio. Il pilone era uno degli elementi indispensabili nella costruzione di un tempio perché attraversandolo si accedeva al cortile, l’unico spazio del complesso nel quale poteva sostare il popolo durante le festività.
Superato il varco del primo pilone, appare un grande cortile con due colonnati e due file di sfingi. Il colonnato anteriore è interrotto del tempio di Ramses III, la costruzione più antica del cortile, mentre nella parte nord si trova il tempio di Seti II, destinato a deposito delle barche sacre della triade tebana. In questa vasta area aperta potevano accedere i fedeli, ma solo durante le celebrazioni. Per il resto del tempo al cortile era consentito l’accesso solo al faraone e ai sacerdoti. Nel centro del cortile si trovano i resti e l’unica colonna superstite dell’antico chiostro di Taharqa.
Due statue di granito rosa raffiguranti Ramses II affiancano il passaggio al secondo pilone che permette l’accesso alla Sala Ipostila.
Venne costruito dal faraone Horemheb, l'ultimo sovrano della XVIII dinastia e precedentemente membro del consiglio durante il breve regno di Tutankhamon. A lui si devono le prime decorazioni all’interno della torre del pilone che vennero ridecorate in seguito da Ramses I e Ramses II. Il tetto del secondo pilone collassò in epoca antica e venne restaurato in epoca tolemaica.
Attraversando il varco del secondo pilone ecco che appare la monumentale e bellissima Sala Ipostila, un’ambiente con 134 colonne di arenaria con i capitelli a forma di papiro e ordinate su 16 file. Le due file di sei colonne centrali, più alte delle altre di un terzo, costituivano il portico di accesso e furono edificate da Amenofi III. In seguito, i faraoni ramessidi, Seti I e Ramses II, riempirono tutto lo spazio con altre quattordici file di colonne.
Straordinarie sono le fitte decorazioni di queste colonne, con geroglifici e rilievi che raffigurano gli onori resi dal faraone alle divinità. La facciata esterna del muro laterale a nord narra invece delle campagne militari di Sethi I, mentre quella del muro a sud racconta le gesta di Ramses II durante la battaglia di Qadesh.
L’area della Sala Ipostila si conclude dal il terzo pilone che la delimita ad est.
Fu Amenofi III a costruire il terzo pilone smantellando numerose costruzioni più antiche e riempiendolo con le centinaia di blocchi decorati con rilievi presi dai precedenti monumenti. Sulle pareti della torre sud c’è una lunga iscrizione che narra i regali fatti dal faraone al dio Amon, mentre su quelle della torre nord appaiono i resti di un rilievo che raffigurava un viaggio cerimoniale sul Nilo.
Lo spazio, superato il terzo pilone e contenuto dal quarto, è un corridoio dove erano stati eretti due obelischi, uno da Thutmose I e uno da Thutmose II. Dei due blocchi di granito, alti circa 22 metri, solo uno ne è rimasto in piedi e sulle sue facciate sono presenti delle iscrizioni verticali che riguardano Thutmose I e altre iscrizioni aggiunte successivamente da Ramses IV e Ramses VI. Dell’altro obelisco, invece, rimane solo la base.
Purtroppo è in cattive condizioni e venne edificato da Thutmose I. Il varco di passaggio del pilone invece, venne restaurato da Alessandro Magno.
Questa sala, posta tra il quarto e il quinto pilone, venne costruita inizialmente da Thutmose I. Veniva usata per incoronare il faraone e per le feste che si tenevano dopo 30 anni di ascesa al trono e successivamente ogni 3 anni per illustrare la forza e la capacità del faraone in carica di governare il Paese.
In quest’area ci sono due alti obelischi di granito eretti dalla regina Hatshepsut. Uno, il più alto obelisco dell'Egitto, si erge ancora nel cielo. Sulle sue quattro facce ci sono delle iscrizioni dedicate alla regina, mentre nella parte superiore sono raffigurati Hatshepsut, Tuthmose I e Tuthmose III che fanno offerte ad Amon. L’altro obelisco, invece, giace a terra su un mucchio di rovine. Gli obelischi erano considerati nell’antico Egitto come dei simboli solari che rappresentavano il potere di Ra e quindi erano solitamente posti davanti alle entrate delle sale dei templi.
Qui c’era un colonnato con due piccole anticamere edificato da Thutmose I.
Superati i resti del sesto pilone, il più piccolo tra tutti, c’è un grande spazio rettangolare zeppo di rovine, ma nel quale si notano 3 spazi cintati. Nonostante il cattivo stato sono riconoscibili due pilastri in granito decorati con immagini di loto e papiro voluti da Thutmose III, i tribunali, i resti di enormi statue di Osiride, il tempio che Tuthmose III costruì e la Sala delle Feste, aggiunta sempre da Thutmose III e ulteriormente ampliata durante le dinastie successive. Dietro la Sala delle Feste, sempre sull’asse ovest-est, è posto il Tempio di Ramses II.
L’altra parte del tempio di Karnak si sviluppa da nord a sud, quindi ortogonalmente rispetto all'asse principale. Nella parte più a nord ecco i resti di alcuni santuari tra i quali la “Cappella Rossa” costruita in granito rosa dalla regina Hatshepsut per ospitare la barca sacra di Amon e il tempio di Mat. Sempre sull’asse nord-sud si trovano il tempio tolemaico di Opet e il tempio di Khonsu, posto di fronte alla splendida Porta di Tolomeo III Evergete, da dove parte il lunghissimo Viale delle Sfingi che collegava i templi di Karnak e Luxor nell’antica Tebe.
Spostandoci sempre sull’asse nord-sud del Tempio di Karnak, si incontrano altri 4 piloni. A fianco dell’area compresa tra il settimo e l’ottavo pilone ecco il lago sacro, un lago artificiale realizzato prelevando l'acqua del Nilo dal faraone Tuthmose III, che veniva utilizzato solo dai sacerdoti per lavarsi e purificarsi durante alcuni riti propiziatori. In questo specchio d’acqua si riflettono le rovine del tempo di Amon e uno spiazzo dove si erge un gigantesco scarabeo di granito, voluto da Amenhotep III. Sul lato orientale del cortile delimitato dal nono e dal decimo pilone ci sono invece i resti di un tempio di Amenhotep II.
I templi di Karnak e Luxor erano collegati da un ampio percorso di ben 2.700 metri sorvegliato ai lati da una serie infinita di sfingi. 40 erano le famose statue androcefale in pietra, con il corpo di leone e la testa umana, che sorvegliavano su entrambi i lati l’intero percorso e simboleggiavano la protezione divina di Amon ai suoi fedeli. Già osservando il Viale delle Sfingi si intuisce la maestosità dei templi di Karnak e Luxor edificati da queste antichissime popolazioni.
Il percorso venne realizzato inizialmente da Amenhotep III, ma successivamente trasformato nel corso dei secoli. Tutankhamon, ad esempio, mutò in arieti alcune teste umane di alcune sfingi, ma vennero anche aggiunte alcune elementari strutture che ospitavano le barche sacre, le imbarcazioni che servivano come ponte tra il mondo terreno e quello dell’aldilà e che venivano utilizzate anche durante la festa di Opet e quelle del calendario religioso. In occasione della festa di Opet, la statua che rappresentava il dio Amon si spostava sulla barca sacra tra i templi di Karnak e Luxor, per compiere la propria rigenerazione.
Posto nel pieno centro cittadino di Luxor, a 2 passi dalle corniche della città, il Tempio di Luxor l’ho amato alla prima occhiata. Di dimensioni più contenute rispetto a quello di Karnak, mi ha conquistato immediatamente alla vista del suo primo pilone. La sua costruzione iniziale in granito proveniente dalle vicine cave e in roccia calcarea, la si deve ad Amenhotep III. I successivi ampliamenti vennero ordinati dai faraoni Haremab e Tutankhamon, ma lo sviluppo più importante avvenne grazie a Ramses II.
Amenhotep III, fu uno dei faraoni più attivi in senso architettonico dell’Antico Egitto e fece costruire il tempio durante il Nuovo Regno. A lui si devono anche i famosi Colossi di Memnone. Ramses II valorizzò e ampliò molti monumenti già esistenti. Le statue e i bassorilievi che decorano il tempio si devono principalmente a questo faraone. Molti secoli dopo, Alessandro Magno intraprese alcuni restauri. Durante il periodo romano il tempio divenne un campo militare e successivamente gli arabi vi costruirono al suo interno la moschea di Abu al-Hajjaj.
Gli edifici ospitati all’interno del perimetro del tempio di Luxor sono: il Cortile di Ramses II, il colonnato, il cortile di Amenhotep III, il Santuario contenente varie stanze e la Moschea di Abu al-Hajjaj.
Il Viale delle Sfingi che collega i templi di Karnak e Luxor, termina proprio di fronte al colossale pilone d’ingresso del tempio di Luxor, nel quale si apre la porta d’accesso. Maestoso e immensamente scenografico presentava otto imponenti statue di Ramses II che lo decoravano a cui si aggiungevano due obelischi centrali. Delle otto statue ne rimangono sei, quattro che ritraggono il faraone in piedi e 2 in posizione assisa in granito rosa, mentre solo un obelisco si erge ancora. L’altro venne donato alla Francia nel 1829 e oggi si trova a Parigi in Place de la Concorde.
La facciata del pilone reca come unica decorazione sulle due torri “il poema di Qadesh” che celebra la vittoria del faraone Ramses II nella battaglia contro gli Ittiti.
Superato il primo pilone si entra in un grande cortile di forma rettangolare, circondato sui quattro lati da 74 colonne a foglia di papiro, talvolta interrotte da grandi statue del faraone Ramses II tra cui 2 enormi che rappresentano il faraone seduto. Le basi di queste ultime 2 statue sono decorate con disegni che celebrano l'unificazione dell'Egitto e una piccola statua della adorata regina Nefertari, moglie del faraone, si trova su un lato del trono. Sentirsi piccola come una formica è normale di fronte a queste enormi raffigurazioni in granito del faraone. In un angolo del cortile a ridosso del primo pilone si ergeva la Cappella della triade tebana (le divinità Amon, Mut e Khonsu rappresentative nei templi di Karnak e Luxor) voluta da Tuthmose III e Hatshepsut.
La Moschea di Abu al-Hajjaj predomina sul lato nord-est del cortile colonnato. Questo edificio religioso è attivo da più di 3.400 anni. Nel 395 d.C. i Romani lo convertirono in chiesa, ma successivamente venne riconvertito in moschea. Il suo aspetto attuale risale al 1286 d.C.
Il cortile termina a ridosso del secondo pilone costruito da Amenhotep III.
Superato il secondo pilone ci si immette in un percorso sempre colonnato, che venne realizzato dal faraone Tutankhamon, (anche se il suo successore Haremhab cancellò i suoi sigilli). Si tratta di un corridoio lungo circa 100 metri ed affiancato da due file composte da 14 alte colonne papiriformi. Tutte le colonne sono decorate con rilievi che raffigurano il faraone e alcune scene di offerte agli dei.
Sul lato destro di questo lungo corridoio noterai sicuramente due grandi statue che raffigurano due persone sedute accanto. Non sono riuscita a trovare informazioni circa la certezza di chi rappresentino ma, a detta della guida che mi ha accompagnato in questo percorso alla scoperta dei templi di Karnak e Luxor, sembra si tratti del faraone Tutankhamon e di sua moglie.
Attraverso il colonnato si giunge al cortile che risale alla costruzione originale voluta da Amenhotep III, un grande spazio aperto circondato su tre lati da colonne, che mi ha incantato proprio come tutti gli ambienti del tempio di Luxor. Qui si svolgeva la cerimonia principale di Opet con le barche sacre e proprio per questo sulle pareti sono raffigurate le fasi della processione della barca sacra di Amon.
Il lato meridionale del cortile è invece occupato da una sala ipostila composta da 32 massicce colonne. Su una di queste colonne si vede ancora chiaramente l’iscrizione risalente al 1820 di Carlo Vidua, un famoso collezionista italiano che visitò il tempio rimanendone incantato. Le pareti della sala ipostila sono decorate da alcuni rilievi che rappresentano Amenhotep III mentre caccia e altre scene che rappresentano il re di fronte alle varie divinità.
Varie culture e popoli si alternarono sul suolo di Tebe e nel tempio di Luxor sono evidenti le tracce lasciate da queste popolazioni. Superato il cortile e la sala ipostila si giunge al Santuario. Posto nella parte terminale del tempio, subì delle variazioni architettoniche a discapito delle precedenti strutture religiose egiziane. Infatti, venne in parte rimaneggiato dai romani che distrussero anche le decorazioni precedentemente presenti sulle pareti, coprendole con rilievi e statue che raffiguravano gli imperatori romani accanto alle divinità egiziane. Anche l’ingresso della cappella venne modificato, rimodellandolo con una forma di un’abside.
Situata nella parte est del santuario si trova stanza laterale con 3 colonne. La maggior parte delle scene, raffigurano la nascita del faraone Amenhotep III, ma purtroppo sono in pessime condizioni.
La parte interna del tempio comprende quattro anticamere e altre stanze. Quella più interna conosciuta con il nome di Naos, era la cella dedicata al macedone Alessandro Magno. Il sovrano conquistò l'Egitto nel 332 a.C. e, accolto dalla popolazione come un liberatore dai Persiani, venne riconosciuto come faraone, rafforzando la sua immagine come sovrano divino e legittimando il suo potere. Ricostruì completamente questo spazio del Tempio di Luxor durante il suo regno. Le decorazioni che ricoprono le mura raffigurano infatti Alessandro al cospetto di Amon, in compagnia di Horus e di Ra.
La zona terminale del tempio è occupata dal santuario di Amon, il luogo che rappresentava anche la fine del percorso della processione durante la festa di Opet, dove la Barca Sacra veniva deposta al termine delle celebrazioni. Si tratta di una stanza con le classiche colonne di papiro raggruppate e con le pareti decorate con scene raffiguranti Amenhotep III davanti al dio Amon.
Oltre ai templi di Karnak e Luxor ci sono importanti siti sul territorio egiziano e lungo le rive del fiume Nilo. Durante il periodo del Nuovo Regno, la costruzione di templi raggiunse il suo apice. I faraoni che governavano da Tebe costruirono non solo i templi di Karnak e Luxor, ma anche altri molto imponenti.
Quelli che andrebbero decisamente visitati sono:
Abu Simbel
Edfu
Tempio di Kôm Ombo
Medinet Habu
Tempio di Philae
Ramesseum
Tempio di Hathor a Dendera
“Una statua di giada di Iside ci appare come una presenza finalmente inesplicabile. Gli uomini che l'hanno creata credevano. Noi in che cosa crediamo? È questo ciò che di più importante ci dice la statua. Anzi non ce lo dice. Ce lo comunica in silenzio. No, neanche. La statua è questo.”
(Giuseppe Pontiggia)
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