L’isola di Phu Quoc ha attraversato un passato turbolento a causa di feroci guerre che hanno interessato il Vietnam e la Prigione di Phu Quoc, chiamata anche Phu Quoc Coconut Tree Prison, è la prova vivente dei crimini di guerra che avvennero durante i vari conflitti. La prigione, infatti, è tristemente famosa per le disumane condizioni e le brutali torture che i detenuti subivano diventando vittime.
Posta nel comune di An Thới, a 28 chilometri dal centro della città e a sud dalla città di Dương Đông, è vicinissima alla famosa spiaggia di Khem ed è sicuramente un sito storico estremamente importante e visitato ogni anno da milioni di turisti.
Venne costruita nel 1946 dall’esercito francese che invase l’isola di Phu Quoc con l'intenzione di riconquistarla durante la Guerra di Indocina, e a quel tempo era considerata la prigione più grande del sud-est asiatico. Durante la guerra del Vietnam, dal 1955 al 1973, il Vietnam del Sud assieme alle forze americane riutilizzarono la prigione di Phu Quoc come prigione nazionale per detenere i soldati comunisti del Vietnam del Nord.
Vedere la raccapricciante ricostruzione delle condizioni dei detenuti e delle torture che vennero loro inflitte dai militari americani, mi ha lasciato un grande amaro in bocca e la consapevolezza che la brama di conquista, potere e supremazia, siano le cose peggiori che possono caratterizzare l’essere umano.
La Prigione di Phu Quoc è stata ufficialmente riconosciuta come monumento storico nazionale nel 1996 e come reliquia nazionale speciale nel 2014. Oggi, la prigione di Phu Quoc rispecchia un pellegrinaggio per molti ex combattenti ed è un monumento che ricorda coloro che hanno sacrificato la vita per la l’indipendenza del Vietnam.
Ti porto a capire cosa vedere nella prigione di Phu Quoc…
Il Vietnam venne interessato tra il 1946 e il 1954 dalla Guerra d’Indocina fra l'esercito coloniale francese e il movimento Viet Minh, che aveva lo scopo di rendere indipendente il Vietnam.
Già tra il 1858 e il 1883, la Francia aveva un dominio diretto sul Vietnam, anche se formalmente sul trono c‘erano le dinastie locali. Durante la Seconda Guerra Mondiale il Vietnam venne invaso dall'Impero Giapponese che ne prese il controllo per alcuni mesi del 1945, lasciando inizialmente agli amministratori francesi il controllo formale. Durante quei mesi, il Giappone cambiò idea e per guadagnare l'appoggio del popolo vietnamita, decise di proclamare l'indipendenza del Paese.
La Francia non fu disposta a riconoscere questa indipendenza e nel 1946 tornarono ad occupare Phu Quoc per la posizione strategica che aveva ai fini militari. La prigione di Phu Quoc venne costruita proprio a questo scopo, l’isola, infatti, era perfetta per detenere i prigionieri di guerra e sfruttarli. Il Vietnam si ribellò a ciò e sconfisse i francesi durante la battaglia decisiva di Dien Bien Phu nel 1954 determinando la fine del dominio francese in Indocina, una vittoria che simboleggiò la sconfitta irreversibile del colonialismo occidentale. La vera indipendenza del Vietnam era tuttavia ancora lontana.
Nel 1954, con gli accordi della conferenza di Ginevra, dove i rappresentanti di diverse nazioni cercarono un accordo di pace per stabilizzare politicamente la difficile situazione in Corea e nell'Indocina, il Vietnam si ritrovò diviso in due Stati indipendenti, con la promessa entro 2 anni di riunificare l’intero Paese. Il Vietnam venne così diviso nel Vietnam del Sud e nel Vietnam del Nord. Non solo, la conferenza di Ginevra sancì la sostituzione della Francia con degli Stati Uniti come potenza dominatrice del Sud-Est asiatico.
I governi locali comunisti vietnamiti si opposero da subito a questa supremazia. Gli americani quindi decisero di appoggiare una divisione politica (Vietnam del Sud) in modo da indebolire le forze nazionaliste comuniste del Vietnam del Nord. Nel 1960, le forze di opposizione comunista costituirono il Fronte di Liberazione nazionale (FLN o Vietcong), il cui obiettivo era quello di riunificare il Paese opponendosi agli americani. In quell’occasione, le truppe americane ricostruirono la prigione di Phu quoc, trasformandola in una nuova prigione più grande.
C'era l’amministrazione Kennedy a quel tempo al potere negli Stati Uniti e decise di aumentare i rifornimenti militari, ma l’offensiva vietcong non si arrese e la guerra in Vietnam divenne un vero banco di prova della credibilità e del prestigio internazionale della potenza americana.
Le enormi perdite di entrambi i contingenti di questa assurda guerra e la mancanza di una vittoria decisiva, portarono l’opinione pubblica verso un totale disgusto per i modi con cui la politica americana cercava di ottenere la supremazia e contenere l’espansionismo comunista. Fortunatamente, mutarono le opinioni di molti statunitensi riguardo alla politica estera adottata dal governo e alla moralità del conflitto.
Grazie alle numerose proteste, nel 1976 il Vietnam del Sud venne unito al Vietnam del Nord per formare la Repubblica Socialista del Vietnam. Saigon, ex capitale del Vietnam del sud, venne ribattezzata Ho Chi Minh, in onore dell'ex presidente nord-vietnamita.
L'allestimento completo del carcere permette di presentare gli eventi degli anni passati. Le dimensioni del campo con i prigionieri di guerra somigliavano a un'intera città fatta di baracche di ferro.
Quello che capirai visitandola, sono le estreme sofferenze che i patrioti vietnamiti subirono durante la guerra del Vietnam. Ovvero, la prova vivente di quanto i soldati rivoluzionari si siano sacrificati per l’indipendenza, la giustizia e l’unità del Vietnam e di quanto siano state disumane le torture inflitte dagli americani ai prigionieri Vietcong.
Un ampliamento del 1967 portò alla costruzione di nuove 500 baracche e la prigione venne divisa in varie aree (A-B-C-D). Intorno a ogni zona c’erano 4 torri di guardia e 10 torri di guardia mobili che prevedevano una sorveglianza 24 ore su 24. L'intero campo era coperto da numerosi strati di filo spinato ed estremamente sorvegliato da 4 battaglioni militari completamente equipaggiati.
Oltre ad un’area che mostra una breve introduzione alla storia dell'isola e della prigione di Phu Quoc ed espone 43 manufatti, più di 100 illustrazioni documentarie e registrazioni del campo, trovi una grande area chiamata “sezione B”.
Nella sezione B vengono rievocate le scene raccapriccianti delle punizioni disumane all'interno del vecchio campo tramite un allestimento con manichini a grandezza naturale di guardie e prigionieri torturati con strumenti mortali. Durante il periodo statunitense la prigione di Phu Quoc deteneva più di 32.000 prigionieri.
Più di 40 forme di barbare torture vennero inflitte ai detenuti della prigione e raccapriccianti sono le scene che vengono rievocate:
Ma il peggior metodo che venne usato per torturare i Vietcong fu la “gabbia Casto Tiger”, fatta di filo spinato, troppo bassa e piccola perché una persona potesse stare seduta o sdraiata. Le vittime in queste gabbie venivano spogliate, imprigionate e lasciate morire di fame all'aperto sopportando il caldo durante il giorno e il gelo durante la notte. Muoversi era impossibile, perchè rischiavi di venire trafitto dalle spine aguzze della recinzione.
E se per caso pensi che queste torture siano solo un’invenzione, eccoti la smentita. Questi inquietanti abusi vennero confermati dalla Croce Rossa durante una visita alla prigione nel 1969. Dopo la guerra vennero denunciati circa 4.000 decessi e i detenuti che furono rilasciati vissero il resto della loro vita con eterne disabilità fisiche e mentali.
Le condizioni infernali e una grande forza di volontà spinsero i prigionieri a tentare di fuggire più volte, ma non tutti ebbero successo. Dei circa 300 casi di evasione, solo 40 persone riuscirono a sottrarsi a questo massacro. Alcuni prigionieri riuscirono a fuggire durante il trasporto mentre si recavano al lavoro. Altri, riuscirono a portare via armi e scorte utilizzando un tunnel sotterraneo di circa 20 metri che portava fuori dal territorio carcerario, scavato a cucchiaiate per diversi mesi.
Nel luogo in cui furono trovati i resti dei corpi dei prigionieri della prigione di Phu Quoc, venne eretto un monumento, costruito in cemento armato. Ai lati del monumento si ergono dei blocchi che raffigurano alcune alte onde mentre al centro c'è un blocco appuntito scavato di circa 2 metri che significa "la gente esce da quel luogo" e simboleggia la volontà di perseverare del popolo vietnamita forte e indomabile.
Nelle vicinanze della prigione trovi anche un cimitero dei prigionieri di guerra, distante circa 1 km dalla sezione B. Ha una forma circolare con al centro un blocco rettangolare che ospita una statua che raffigura una mano. Qui riposano oltre 4.000 prigionieri di guerra comunisti morti nella prigione.
Per i vietnamiti, la prigione di Phu quoc è un sito storico che racchiude il dolore che questo popolo ha subito durante le lotte per l’indipendenza. Il rispetto che questo luogo merita ti impone di attenerti a questi consigli:
La prigione si trova nel sud dell’isola in Nguyễn Văn Cừ, An Thới. La strada principale che collega l’aeroporto dell’isola alla città di An Thới passa davanti alla prigione. Impossibile non notare il monumento blu, situato su un lato della strada e davanti a lui le baracche dietro il filo spinato. Da Dương Đông ci vogliono circa 40 minuti per raggiungere il sito.
Puoi anche appoggiarti ad escursioni organizzate oppure fare come ho fatto io, ossia, prenotare un autista e andare autonomamente alla prigione. L’ingresso è gratuito.
Cos'altro vedere a Phu Quoc? Ti racconto tutto a questo link ⇒ COSA VEDERE A PHU QUOC e cosa fare nell'isola del Vietnam
“Gli animali selvaggi non uccidono mai per divertimento. L'uomo è la sola creatura per cui la tortura e la morte dei suoi simili è spassosa in sé.”
(James Anthony Froude)
“Gli uomini coraggiosi non si riuniscono in migliaia per torturare e uccidere un singolo individuo, imbavagliato e legato in modo tale da non poter opporre neanche una debole resistenza o difesa.”
(Ida B. Wells)
“Per quanto possa essere grande la provocazione, nel trattare i nemici che fanno ricorso al tradimento, agli omicidi e alle torture contro i nostri uomini, nulla può giustificare l'uso della tortura o comportamenti disumani da parte dell'esercito americano.”
(Teddy Roosevelt)
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