Durante un viaggio nel nord della Thailandia, devi assolutamente trovare il tempo per visitare Chiang Rai, che con i suoi particolari templi riesce ad incantare chiunque. Da Chiang Mai, località da me scelta per il mio soggiorno, ho facilmente raggiunto Chiang Rai tramite un’escursione giornaliera alla scoperta di quattro dei suoi più particolari punti di interesse. 1 sola giornata è stata sufficiente? Assolutamente no!
Innanzitutto, è utile sapere che per visitare il nord del Regno della Thailandia, servono molti giorni. Solo chi ha già intrapreso questo viaggio può capire l’immensità di cose che ci sono da vedere nel nord della Thailandia, tra storiche cittadine, importantissimi e decoratissimi templi e passeggiate nella natura rigogliosa ed incontaminata. La regione di Chiang Rai possiede una lunga storia di piccoli regni e fu capitale del Regno di Lanna fin quando non venne usurpata da Chiang Mai. Oggi, oltre ad offrire numerosi edifici di fama mondiale, Chiang Rai è il perfetto punto di partenza per l’esplorazione delle bellezze paesaggistiche e culturali della Thailandia del Nord.
I pochi giorni che avevo da dedicare al nord di questo immenso regno asiatico, non mi hanno permesso di esplorare tutto ciò che Chiang Rai poteva offrirmi, ma quattro dei suoi punti di interesse (forse i più famosi) sono riuscita a visitarli. Cosa mi ha donato Chiang Rai? Un’enorme ammirazione per tutto quello che di fantastico mi è apparso davanti agli occhi. Tempio Bianco, Tempio Blu, Casa Nera e il Triangolo d’Oro ti dicono qualcosa? Sono i nomi tradotti in italiano delle costruzioni più famose della città. Luoghi che il turismo visita perché le architetture e le decorazioni che appartengono a questi siti hanno un qualcosa di incredibile. Non è solo la storia di Chiang Rai a conquistare, ma anche l’originalità.
Ti porto a conoscere alcuni edifici famosi di Chiang Rai…
Posta a circa 780 km a nord di Bangkok, Chiang Rai è la capitale della regione settentrionale estrema del Regno della Thailandia. Il suo territorio provinciale, in gran parte montagnoso, confina con il Myanmar e il Laos. Le sue vette più alte raggiungono i 1500 metri e molti fiumi scorrono nelle rigogliose valli. Grazie alla sua posizione Chiang Rai rappresenta un perfetto punto di partenza per esplorare le bellezze della natura e della cultura thailandese.
Nell’estremo nord della provincia ecco un’area dal nome famoso. Il Triangolo d’Oro si trova alla confluenza dei fiumi Mekong e Ruak, che creano una specie di triangolo fluviale sul quale affacciano Thailandia, Myanmar e Laos. Tra queste estensioni territoriali vivono tribù quali: gli Akha, i Lahu, i Karen ed i Mon. La città di Chiang Rai si trova a 580 metri sopra il livello del mare ed è attraversata dal fiume Kok, la principale via di collegamento con i vari insediamenti tribali della zona. Le attrazioni che offre Chiang Rai spaziano da magnifici paesaggi montani, rovine di antichi insediamenti, siti storici, santuari buddisti e villaggi tribali.
Chiang Mai e Chiang Rai sono le principali destinazioni turistiche del nord della Thailandia. Raggiungere Chiang Rai è semplice, dato che la città possiede un aeroporto internazionale, il Mae Fah Luang, collegato con Bangkok sia dall’aeroporto di Suvarnabhumi che da quello di Don Muang.
Dalla stazione di Mo Chit a Bangkok si può giungere a Chiang Rai anche in bus ma il viaggio è piuttosto estenuante, infatti richiede circa 12 ore. Questo mezzo di trasporto è più accettabile per coprire la distanza tra Chiang Mai e Chiang Rai, un percorso che impiega circa 3 ore e mezza.
Diversamente si può raggiungere Chiang Rai con un’escursione di 1 giorno tramite i vari tour organizzati che partono da Chiang Mai. Chiaramente con questo servizio non avrai molto tempo a disposizione per visitare tutto quello che questa splendida cittadina può offrirti.
L’area dove è posta la provincia di Chiang Rai è attraversata da diversi corsi d’acqua che le garantiscono fertilità. Proprio per questo è sempre stato un territorio ambito dai popoli. I Tai Yuan e una popolazione di origine Mon Khmer scelsero questo territorio per viverci prima del XIII secolo.
Chiang Rai ha una lunga storia di arte e cultura, in particolare della cultura Lanna, che continua a influenzarne il carattere. Venne fondata nel 1262 dal Re Mengrai e divenne capitale del Regno di Lanna fin quando non venne sostituita da Chiang Mai. Nel 1259 Mengrai divenne il 25° sovrano del Regno di Ngoenyang, uno Stato nella Thailandia del Nord che fu uno dei primi regni formato da popoli di etnia thailandese migrati dalla Cina. Quando nel 1292 Re Mengrai fondò il Regno di Lanna dall’espansione e unificazione con gli altri territori vicini, scelse Chiang Rai come capitale.
Nel corso dei secoli la città di Chiang Rai fu anche una delle roccaforti che respinsero i ripetuti attacchi dell'Impero cinese e di quello birmano. Le guerre che visse questa città non furono solo con i Paesi vicini, ma anche con Chiang Mai, dato che in quel periodo i due regni venivano considerati separati. Infatti, Chiang Rai si contrappose spesso al potere di Chiang Mai unendosi alle truppe di Ayutthaya e del Regno di Sukhothai per attaccare Chiang Mai. Furono tuttavia battaglie che vennero costantemente respinte e nel 1405, Chiang Rai fece atto di sottomissione a Chiang Mai.
Nel XVI secolo trovarono positivamente spazio le ambizioni di Bayinnaung, il re dei Birmani che riuscì a conquistare Chiang Mai ponendo fine all'indipendenza del Regno di Lanna. Per 228 anni, anche Chiang Rai subì la dominazione birmana e solo re Taskin del Regno di Thonburi riuscì nel 1786 a riconquistare parte dei territori thailandesi e nel 1800 Chiang Rai entrò far parte del nuovo Regno di Rattanakosin, il nuovo Stato siamese che sarebbe diventato l'odierna Thailandia. Chiang Rai venne amministrata da Chiang Mai fino al 1910, anno in cui divenne una municipalità autonoma. Nel 1933 venne riconosciuta “provincia” del regno.
Il Buddha di Smeraldo è la più venerata immagine sacra della Thailandia. Una statua in giada alta 45 centimetri che raffigura il Buddha seduto e adornato con vesti dorate. Oggi è conservata nel Wat Phra Kaew a Bangkok, ma venne trovata nel 1432 a Chiang Rai quando un terremoto distrusse parte della chedi del Wat Phra Kaeo.
Questa sacra immagine venne realizzata in India nel 43 a.C. Dopo 300 anni, per salvarla da una guerra civile, venne trasferita in Sri Lanka. Nel 457 la Birmania richiese la statua per promuovere il Buddhismo Theravada nel suo Paese, ma durante il trasporto la nave naufragò e l’immagine finì sulle coste della Cambogia. Nel 1353 i siamesi conquistarono Angkor e trovarono il Buddha di Smeraldo che venne fu portato ad Ayutthaya, poi nel Laos e infine a Chiang Rai, dove venne nascosto nella chedi.
Il più famoso e visitato tempio di Chiang Rai è il Wat Rong Khun, meglio conosciuto come il Tempio Bianco. Essendo di recente costruzione (i lavori sono iniziati nel 1997 e non sono ancora terminati) non ha una lunga storia alle spalle. Allora, perchè è il più famoso?
Posto a 13 km a sud ovest dal centro di Chiang Rai, è una struttura famosa per la sua architettura particolarissima ed unica ma anche perché l’edificio principale è totalmente bianco e nell’intonaco si trovano una miriade di specchietti che riflettono la luce. Questa spettacolare costruzione nasce dalla fantasia di Chalermchai Kositpipa, un artista locale noto per le sue immagini buddiste che sono state esposte in tutto il mondo. E per finanziare la costruzione, Kositpipat ha versato molti milioni di baht di tasca propria. La scelta del bianco non è solo un fattore estetico, infatti, rappresenta la purezza del Buddhismo, e la lucentezza generata dai frammenti di vetro corrisponde alla “luce che conduce alla felicità eterna e alla saggezza” seguendo gli insegnamenti di Buddha.
Cosa vedrai nel complesso?
9 saranno gli edifici che comporranno il Wat Rong Khun entro la fine della sua completa costruzione preventivata in 50 anni, ma al momento sono 3 i principali edifici esistenti:
Per raggiungere la ubosot dell’edificio principale circondato da curati giardini e laghetti, devi attraversare uno strepitoso ed angosciante ponte sorvegliato da grandi naga e da due enormi statue raffiguranti Yama (dio della morte) e Rahu (dio dell'oscurità) le figure che nella mitologia induista possono decidere il destino degli esseri umani. Perché è angosciante?
Un’infinita di statue raffigurano anime in pena con le mani supplicanti protese verso il cielo. La rappresentazione di Kositpipat è semplice da capire, questo ponte attraversa l’inferno o per meglio dire, attraversa il ciclo delle rinascite che si devono percorrere, tra tentazioni, avidità e desiderio, prima di raggiungere la felicità eterna.
Dopo aver attraversato il ponte, arrivi alla “Porta del Paradiso” che ti consente l’accesso alla ubosot. Oltre la porta ecco che appare una grande immagine del Buddha, posta in una sala con insoliti affreschi. La struttura principale è zeppa, dentro e fuori, di ornamenti dettagliati e un inquietante mix di immagini provenienti sia dall'arte tradizionale thailandese che dalla cultura pop. Sacro e profano si mischiano tra una maschera di Pinhead infilzata su un palo, un murale che raffigura Po di Kung Fu Panda e Spiderman che combattono in una guerra apocalittica mentre le Torri Gemelle cadono dietro di loro. Si tratta di una serie di murales che simbolizzano la lotta tra il bene ed il male in stile contemporaneo (interpretata da famosi super-eroi e da reali atti terroristici) ma soprattutto rappresentano la distruzione dell’anima che gli esseri umani hanno causato sulla terra. Sicuramente è una rappresentazione bizzarra, specialmente all’interno di un luogo sacro, ma senza dubbio è capace di ammaliare.
Il tetto a tre livelli, particolarmente elaborato e decorato con naga, è tipico dell'architettura della Thailandia settentrionale. Statue di kinnara, le creature benevole metà umane e metà uccelli si alternano a giganteschi naga. Maschere di volti angosciati riflettono la sofferenza che va superata per raggiungere l'illuminazione.
Nel complesso del Tempio Bianco di Chiang Rai trova spazio anche un edificio dorato che simbolizza i desideri materiali dell’umanità. Il contrasto tra il bianco candido e luccicante della ubosot e il colore oro di questo edificio è voluto: l’oro rappresenta il desiderio per i beni materiali mentre il bianco rappresenta la purezza dell’animo e della mente.
Un secondo edificio di colore oro e quello dei servizi igienici. Ovviamente c’è il nulla da vedere all’interno, ma la sua architettura esterna è abbellita da decorazioni molto elaborate. Insomma, i bagni più belli del mondo!
Oltre alla parte principale, l’area del Wat Rong Khun include anche un altro edificio dorato, il Tempio d’oro che ospita un museo. Lo raggiungi passeggiando nel giardino e costeggiando delle piccole cascate artificiali, adornate da grandi massi, sculture di buddha e di tartarughe ninja. L’accesso al tempio avviene attraversando un ponte sempre d’oro, dato che anche questo edificio è posto al centro di un piccolo lago.
Un altro edificio rigorosamente bianco all’interno del complesso è il crematorio. Anche questo è semplicemente meraviglioso e caratterizzato da uno stile architettonico particolarmente elaborato.
Sono diventata un’ammiratrice dell’artista Chalermchai Kositpipat, il cui allievo, Putha Kabkaew, ha progettato e realizzato un’altra opera strepitosa, che conquista chiunque per la sua splendida architettura, i dettagli intricati e la vibrante combinazione di colori.
Sto parlando del Wat Rong Suea Ten o Tempio Blu, un altro complesso unico in Thailandia perché dipinto totalmente con la tonalità del blu che fa risaltare le elaborate decorazioni in argento e oro. Oltre al suo rilassante colore, il Tempio Blu è circondato da statue blu e oro raffiguranti magici esseri buddisti e personaggi mitologici.
Posto appena fuori il centro di Chiang Rai e sul lato settentrionale del fiume Kok, si tratta di una costruzione recente che ha avuto inizio nel 2005 sulle rovine di un tempio abbandonato. Anche questo tempio, proprio come il Tempio Bianco, fonde elementi tradizionali buddhisti con stili artistici contemporanei. Quando si parla di arte e architettura spirituale contemporanea, i templi di Chiang Rai regalano esperienze senza pari.
Il suo nome significa “Tempio della tigre danzante” perché si narra che la struttura precedente venne abbandonata per via di alcune tigri che vagavano liberamente nel sito. Quale è il significato di questo splendido tempio? Il colore blu rappresenta la purezza e la saggezza e la mancanza di materialismo, mentre le intricate decorazioni argento e oro rappresentano il regno del divino.
Per entrare nel sito attraversi un cancello sorvegliato da enormi statue blu e oro che rappresentano figure buddiste, ognuna con il suo significato e la sua storia. Ma molte altre sono le statue che si susseguono nell’area e che mettono in mostra la maestria artigianale e i dettagli raffinati.
Per accedere all’edificio principale percorri una scala dove due enormi ed elaborati naga colorati che incutono soggezione e riverenza, fiancheggiano la balaustra fungendo da guardie d'ingresso alla sala principale.
La splendida facciata blu dell’edificio simboleggia l’importanza della meditazione e della pace interiore, i lati sono protetti da figure alate e da Yaksha, gli esseri mitologici benevoli che si prendono cura dei tesori. Anche l’interno riesce a stupire perché è un caleidoscopio di colori e motivi, con dipinti elaborati e intricati che ricoprono completamente ogni superficie. I dipinti alle pareti raffigurano storie della vita del Buddha e gran parte di questa arte è montata in cornici dorate. Alza lo sguardo e rimarrai senza fiato perché anche il soffitto è spettacolare, interamente blu e impreziosito da motivi floreali. Un’enorme statua bianca del Buddha nella posizione bhumisparsha mudra è posta al centro dell’altare e circondata da tutto quel blu appare talmente lucida da sembrare irreale.
Posizionata dietro la ubosot, la chedi è una struttura ancora più recente e decisamente impressionante. Il suo nome è Phra That Kew Kaew Chula Mani, ed è alta 20 metri. Anch’essa di colore blu con decorazioni in oro, oltre a contenere le reliquie di un importante patriarca ha un’architettura insolita che lascia sbalorditi, combinando forme dei templi birmani e nepalesi.
Il primo livello a base quadrata, completamente circondato da statue mitologiche che si prostrano, è accessibile tramite scalinate presiedute da Buddha dorati. La struttura si innalza su vari livelli riccamente decorati e termina con una grande cupola dorata circondata da alcuni pinnacoli.
Di fronte all’edificio principale è collocata una fontana con una statua bianca di un monaco seduto su un fiore di loto che guarda verso il cielo. Con la mano sinistra tiene una ciotola mentre la sua mano destra è leggermente all'interno della ciotola e la copre. Si tratta di Phra Upakut, uno dei monaci più venerati del Buddhismo Theravada, nonché protettore contro il male e simbolo della purezza.
All’interno di un grande e rigoglioso parco tropicale, trova spazio il Museo Baan Dam, chiamato anche Casa Nera. Si tratta di un grande complesso che ospita 40 case di varia grandezza edificate in teak scuro. Perché è una tappa quasi obbligatoria a Chiang Rai?
L’edificio principale contiene una delle mostre più particolari (a mio parere più affascinati) e controverse delle opere e manufatti di Thawan Duchanee, uno dei più rinomati artisti thailandesi, ideatore anche del complesso. Ampia è la collezione di quadri, sculture ed oggetti in oro e argento, esattamente come è ampia la collezione di ossa, teschi e pelli di animali. Ti sembra abbastanza macabro? Si, ma la genialità di questo artista mi ha conquistato mostrandomi uno sguardo affascinante sulle profonde credenze spirituali del paese e sul lato più oscuro dell’essere umano e dell’arte thailandese.
Nei suoi lavori Thawan Duchanee esprime la saggezza buddista con grande versatilità. Le sue opere d'arte raffigurano creature mitiche e divinità spesso ispirate all’epopea induista del Ramayana. Ma illustrano anche i pericoli del dubbio, della lussuria, della paura, della ricerca del piacere e della fuga dal dolore da parte dell’essere umano. Ha infranto tutte le regole e le convenzioni per far progredire la sua arte e mostrarla al mondo.
Questo spettacolare artista nacque nel 1939 nella provincia settentrionale di Chiang Rai e sin da giovane si appassionò alla dottrina buddista. Nella sua crescita lavorativa frequentò con successo la Silpakorn University di Bangkok, la scuola di belle arti e archeologia della città. Nel 1977 gli venne commissionato un grosso lavoro che prese 3 anni della sua vita mentre dipingeva alcune centinaia di sale di un castello tedesco.
Tornato in Thailandia, l’eclettico artista sviluppò uno suo particolare stile basato sull’arte buddista tradizionale, ma utilizzando principalmente i toni neri e rossi. Inizialmente, i suoi quadri riuscirono a sconvolgere molte persone e vennero ritenuti blasfemi ma in seguito si riuscì a capire la sua genialità. Nel corso degli anni la sua arte divenne importante a livello internazionale, al punto che espose ovunque nel mondo e venne scelto per rappresentare la Thailandia e l'arte asiatica in numerosi eventi di spicco.
Thawan Duchanee morì all’età di 74 anni per complicazioni dovute a ipertensione e diabete e la sua residenza (la Casa Nera) divenne un museo.
Arte, antiquariato e folclore tradizionale thailandese, collezioni di arte contemporanea e opere personali, sono il succo di quanto propone il Museo Baan Dam, ma va sottolineato che viene considerato la contrapposizione al Wat Rong Khun che li unisce in uno stile diametralmente opposto. Le emozioni che suscita la visita della Casa Nera si alternano tra infernale e contemplazione. Il complesso è un mix di tradizione thailandese e design grottesco.
La prima struttura che incontri ti dona subito il senso di quello che rappresentava la visione di Thawan Duchanee, ossia il ciclo della vita e della morte esplorando il lato oscuro della natura umana.
Esternamente l’edificio è sobrio, elegante e con linee che riportano ai templi buddisti, ma all’interno ti attende ben altro. Sulle sue pareti scure sono appesi eccentrici dipinti carichi di rosso e nero, portali e mobili magistralmente scolpiti, pelli e parti di animali, teschi, falli e una stravagante oggettistica che ti porta in un conflitto di emozioni che spaziano tra il senso del male causato dal buio dell’umanità ad una vera e propria ammirazione per le forme artistiche. Oltre alle opere Thawan Duchanee è presente in un sontuoso monumento commemorativo, con una sua foto incorniciata infilata sul dorso di una dorata aquila reale.
Il complesso si estende sull’intera area del parco dove sorgono molti edifici in legno e una varietà di opere d’arte, tra cui statue di Buddha. Passeggiando su questi terreni meticolosamente curati e arricchiti da piante esotiche, stagni e flora autoctona è rilassante e ispira alla meditazione. Le strutture, dalle particolari architetture con tetti a più livelli che richiamano lo stile Lanna, sono tutte realizzate in legno scuro e adornate con intricati intagli.
Ad esempio, il Tri Phum (La Casa Triangolo) utilizzata come appartamento residenziale per artisti, scrittori e studenti d'arte. Fu una delle prime creazioni di Duchanee, che realizzò tra il 1976 e il 1977. Oppure la Cattedrale, progettata da Duchanee con il suo bellissimo tetto a più livelli tra il 1999 e il 2009. Al suo interno si tengono regolarmente seminari buddhisti e laboratori di disegno per aspiranti giovani artisti.
Alla fine della visita ti sarà chiara la contrapposizione tra gli edifici più famosi di Chiang Rai: Baan Dam è l’esplorazione dell'oscurità in agguato, una specie di versione dell’Inferno mentre il Tempio Bianco è una visione del Paradiso che puoi raggiungere.
Il termine Triangolo d’Oro si riferisce ad un’area di circa 950,000 km², che comprende la Thailandia, il Laos e il Myanmar. Questi 3 paesi confinano nel punto in cui il fiume Ruak, proveniente dalla Birmania, confluisce nel fiume Mekong che scorre in Thailandia e nel Laos, creando una specie di triangolo territoriale. L’area di trova a pochi km di distanza dalla città di Chiang Saen, nella provincia di Chiang Rai. Da Chiang Saen puoi noleggiare una barca e risalire il fiume Mekong fino a giungere al punto di confine dei 3 Stati.
Per decenni il Triangolo d’Oro ha rappresentato la regione dove si produceva la maggior quantità al mondo di oppio. La coltivazione dell’oppio, infatti, è la principale forma di sostentamento per molti gruppi etnici insediati nelle aree montuose della regione. Con la produzione di oppio possono tentare di vivere evitando le condizioni di assoluta povertà e degrado. Chiaramente, la criminalità organizzata ha sfruttato questa opportunità, sfruttando queste popolazioni di poveri disperati e realizzando altissimi profitti dal traffico internazionale di oppiacei.
Numerose nel corso dei secoli furono le guerre che le potenze mondiali disputarono per il controllo del traffico dell’oppio. La Prima Guerra, tra il 1839 e il 1842, avvenne tra l’India Britannica (i cui interessi commerciali erano sotto il controllo della Compagnia britannica delle Indie Orientali) e l’Impero cinese che venne sconfitto. Per i britannici era fondamentale avere una via aperta per esportare l’oppio che veniva prodotto, anche se l’Impero cinese dal 1729 ne proibiva la vendita e l'uso. Con il Trattato di Nanchino, stipulato a fine guerra, la Cina venne costretta a tollerare il commercio dell'oppio, a pagare soldi ai britannici, a liberare tutti i prigionieri di guerra, a cedere l’isola di Hong Kong che in seguito divenne il porto commerciale principale della regione, a ritirare tutte le truppe dalla Cina orientale e ad aprire 5 porti al commercio straniero.
Una seconda guerra tra il 1856 e il 1860 vide contrapporsi nuovamente l’Impero britannico affiancato dall’Impero francese e l’Impero cinese che decise di ribellarsi alle condizioni a lui imposte dalla sconfitta nella prima guerra. Anche in questo caso la Cina venne nuovamente sconfitta e a fine guerra dovette firmare un nuovo trattato, il Trattato di Tientsin. Erano condizioni ancora più umilianti, che permettevano ai britannici: l’apertura di altri 11 nuovi porti commerciali, il diritto ad avere delle ambasciate a Pechino, l’autorizzazione a navigare lungo il fiume Yangtze, un'indennità maggiore rispetto a quella versata dopo la prima guerra e l’autorizzazione ad effettuare spedizioni commerciali nelle regioni interne dell’Impero cinese. Tutte queste condizioni dettero il via all’imperialismo europeo in Cina ma alimentarono anche un nazionalismo che sfociò tra il 1899 e il 1901 in una grande rivolta.
La situazione cambio quando il principe birmano Khun Sa, che rimase per anni al servizio dell’Esercito Nazionalista Cinese, costituì una propria milizia armata inizialmente riconosciuta e sostenuta dal governo birmano. Negli anni successivi Khun Sa si distaccò dal governo birmano e, con il suo esercito fatto di mercenari, prese il controllo di una vasta area della Birmania orientale iniziando a coltivare oppio in larga scala. Divenne talmente potente che nel 1985 controllava tutta l’area che si estendeva lungo il confine della Birmania con la Thailandia e divenne il “Re dell’Oppio”, ovvero, uno dei principali produttori e trafficanti d’oppio al mondo.
Furono gli americani che interruppero la sua attività perché nel 1989 gli Stati Uniti d’America emisero un ordine di arresto nei confronti di Khun Sa che aveva cercato di importare negli States 1.000 tonnellate di eroina. Per evitare le ripercussioni americane e l’estradizione, Khun Sa si consegnò alle autorità birmane.
Dalla metà degli anni ’90 nel Triangolo d’Oro venne registrata una diminuzione della produzione di oppio ma le Nazioni Unite hanno scoperto che dal 2006 ad oggi la coltivazione e produzione nel Triangolo d’Oro di questa terribile sostanza è notevolmente aumentata.
Oggi, sono principalmente il Myanmar e il Laos a possedere la maggior parte dei terreni coltivati ad oppio e la sua produzione è tutt’oggi uno dei business illegali più proficui. In Thailandia invece, la famiglia reale ha favorito ed incentivato la produzione di prodotti agricoli alternativi, caucciù, tabacco, tè e caffè, estirpando le piantagioni di oppio esistenti e minacciando i coltivatori di gravi ripercussioni in caso di reiterazione. Durante la tua visita nel Triangolo d’Oro potrai visitare il Museo dell’Oppio che storicamente testimonia, tramite filmati ed oggettistica, la coltivazione e il commercio dell’oppio nella regione.
Le colline della provincia di Chiang Rai sono abitate da secoli da numerose tribù provenienti da varie parti confinanti del sud-est asiatico. Visitare queste popolazioni significa avere un breve affaccio sulla loro cultura e usanze. In passato queste popolazioni vivevano grazie alla coltivazione e vendita dell’oppio, oggi, che il governo thailandese ha vietato questa coltura, sopravvivono grazie all’agricoltura o alla vendita di vari tipi di prodotti.
La più famosa tra queste tribù è quella Kayan Lahwi, chiamata anche Paduang, originaria del Myanmar. Migrarono nel nord della Thailandia dal Myanmar verso l'inizio degli anni '90 per scappare al conflitto con il regime militare del Paese. Quante volte nel web hai visto donne con il collo ricoperto di spirali di ottone? Ecco, sono le donne di questa popolazione che viene chiamata “tribù dal collo lungo” o “tribù delle donne giraffa”. Le ragazze di questa tribù iniziano a indossare gli anelli dall’età di cinque anni. La spirale viene aumentata man mano che crescono fino a quando il peso dell'ottone finisce per spingere la clavicola verso il basso, comprimendo la gabbia toracica e dando al collo un aspetto più lungo. Una volta indossata la scomoda collana viene rimossa solo per esserne sostituita con una più lunga. Ti sembra un’usanza alquanto barbara?
Eppure, visitando il loro villaggio, capirai che le donne Paduang ne vanno orgogliose e sono convinte di apparire più attraenti. Il governo del Myanmar ha iniziato a scoraggiare le spirali al collo, ma le donne delle tribù che vivono in Thailandia continuano a portarle, non fosse altro che riescono a incentivare i turisti a visitare il villaggio, avendo la possibilità di vendere i loro prodotti. Curiosando tra i banchi dove viene esposta la loro merce incontrerai parecchie bimbe che hanno imparato ad essere venditrici eccellenti.
Se decidi di soggiornare a Chiang Rai ci sono molti altri punti di interesse da visitare. Il mio tempo a disposizione in questa splendida cittadina non mi ha permesso di visitare altro ma sappi che vale la pena vedere anche:
È uno dei templi più antichi della città e venne costruito verso la fine del XV secolo. Nell’area dove sorge il complesso venne trovato nel 1434 il famoso “Buddha di Smeraldo” e nel Wat Phra Kaew di Chiang Rai oggi ne viene costudita una copia. Inoltre, la ubosot del tempio contiene una delle più grandi e belle immagini del Buddha, Phra Jao Lan Thong, prodotta in ottone e rame circa 600 anni fa.
Posto sulla cima di una collina a circa 7 km dal centro di Chiang Rai, il Wat Huay Pla Kang è un recente complesso di templi buddisti che fonde elementi Lanna e cinesi. Le due cose più strabilianti sono: una chedi con una forma piramidale alta ben 9 livelli e l'enorme statua chiamata “Grande Buddha” che in realtà raffigura Guan Yin , la "Dea della Misericordia" buddista.
La Torre dell’Orologio è un'altra meraviglia architettonica di Chalermchai Kositpipat e si trova nel centro di Chiang Rai. Grazie alla sua maestosità e al suo design intricato è un simbolo creativo della vivacità culturale della città. Venne costruita nel 2005 per onorare il 60° compleanno della Regina Sirikit.
La montagna situata nell’area del Triangolo d’Oro e chiamata Monte Doi Tung raggiunge i 1389 metri di altezza ed è un posto molto rinomato in Thailandia. Infatti, ci sono molti punti di interesse quali: il giardino botanico Mae Fah Luang e l’adiacente villa reale, il Wat Phra That, il tempio buddhista più antico di tutta la Thailandia e l’Arboreto di Mae Fah Luang, realizzato per creare un habitat perfetto per tutelare la biodiversità.
L'addio è la promessa di un ritorno. La fine è la possibilità di un nuovo inizio. La fine e l'inizio, la partenza e l'arrivo, sono solo istanti del viaggio. Fare un buon viaggio è la cosa più importante di tutte. Quindi, ragazzi, buon viaggio.
(Teen Angels)
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