In questi giorni cade una ricorrenza… esattamente 3 anni fa decisi di vivere all’estero, passando gran parte della mia vita a Zanzibar.
Perché ho scelto quest’isola?
Non voglio dilungarmi sulle varie coincidenze che capitarono in quegli anni, brevemente ti dico che da tempo sognavo di vivere in un clima caldo, contornata da palme e davanti al meraviglioso Oceano Indiano.
Furono le mie prime vacanze alle Seychelles, esattamente nell’isola di La Digue, che mi spronarono a cercare di realizzare questo sogno; non dimenticherò mai i paesaggi meravigliosi che mi trovai davanti e che mi dettero una tale emozione da farmi trovare il coraggio di cominciare ad inseguire il mio sogno.
Ancora oggi sogno di vivere alle Seychelles, ma considerando il costo alto della vita, a quel tempo non potei fare altro che cercare un’alternativa, che successivamente trovai in Zanzibar.
Se sogni anche tu di vivere all’estero, magari proprio nell’isola di Unguja (Zanzibar), ti sarà utile conoscere e capire molte cose, che puoi apprendere solo vivendo in queste terre.
“Mare cristallino e colorato, spiagge infinite e bianche, palme ovunque… eccoti servito il paradiso terrestre!”
Hai già avuto la possibilità di fare una vacanza a Zanzibar? Se la tua risposta è affermativa, non ho dubbi che il tuo ricordo di quest’isola è entusiasta. Come darti torto?
Zanzibar è un luogo ideale per una vacanza tra la natura strepitosa.
La stessa emozione l’ho provata anche io la prima volta che sono approdata su quest’isola; panorami mozzafiato, popolazione sorridente e bendisposta verso lo straniero. La prima cosa che pensai fu che nonostante la povertà e la mancanza di servizi (che sono caratteristiche predominanti di questo territorio), il ritrovarmi tra colori stupefacenti e persone sempre sorridenti e gioiose, non poteva che significare l’avere trovato l’Eden.
Sappiamo bene che una vacanza ed un vivere all’estero sono concetti estremamente diversi.
La percezione che abbiamo di un territorio durante una vacanza lascia il tempo che trova… qualche giorno di sano relax che ci permette di vivere con leggerezza, che ci invoglia a ridere e a non lasciarci condizionare da una realtà che non vediamo e non vogliamo vedere.
Vivere all’estero ed in questo caso vivere a Zanzibar, è tutt’altra cosa.
Non fraintendermi… amo la natura di quest’isola, i suoi strepitosi colori e la sua semplicità, tuttavia questo non basta.
Solo vivendo quest’isola, puoi capire le numerose problematiche che devi giornalmente affrontare, solo vivendola capisci quanto i servizi sono importanti per una discreta qualità di vita, solo svegliandoti giornalmente di fronte a questi colori, ti rendi conto che a tutto ci si abitua, anche alla meravigliosa tonalità del mare.
Quali sono queste problematiche che giornalmente devi affrontare e che possono divenire davvero pesanti?
Margherita Marvasi intitola il suo libro:
“Zanzibar è una bugia”
Un titolo che non lascia prevedere nulla di buono ma, al di là delle esperienze di questa donna che ha vissuto a Zanzibar per ben 10 anni, ritengo che questo titolo si sposi molto bene con l’atteggiamento che contraddistingue la popolazione zanzibarina.
Vivere all’estero tra questa popolazione è a volte molto difficile.
Non voglio nemmeno menzionare la cultura swahili come responsabile dei disagi che puoi trovare nel vivere all’estero su quest’isola… la cultura non c’entra nulla. Vivere a Zanzibar, specialmente nel sud dell’isola, significa tornare indietro in una mentalità vecchia di 100 anni, significa relazionarsi con l’ignoranza e con una religione (quella mussulmana) che non avvantaggia certo una donna, ma che tende a non darle considerazione alcuna.
Come in ogni paese dove vige l’ignoranza, la tendenza popolare è di chiusura e di invidia verso una società più emancipata e diversa.
I sorrisi e la disponibilità che incontri durante la tua vacanza, sono spesso la maschera necessaria ed opportunista, verso entità che portano soldi; il turista è ben accettato come colui che può momentaneamente risolvere un problema economico. Niente di strano in tutto questo!
Ma non pensare che se decidi di vivere all’estero, in questo caso a Zanzibar, ti permettano di integrarti completamente nella loro comunità. Il “Mzungu” (il bianco, lo straniero) rimarrà sempre una specie di estraneo, a cui non dare alcuna considerazione. La menzogna viene spesso utilizzata per far fronte all’insicurezza e l’espressione sorridente che incontri ogni mattina, in realtà è solo cordiale abitudine.
A volte ho la sensazione di rivivere un’Italia dei paeselli degli anni 80, dove veniva seguito ogni tuo spostamento, al solo fine di spettegolare e deridere, dove chi era “diverso” veniva in qualche modo giudicato ed estraniato (ma mai affrontato).
Non voglio usare la parola “razzismo”, forse è troppo forte, ma sicuramente l’ignoranza di queste popolazioni ti conduce in una solitudine a volte difficile da sostenere.
Ti può bastare un mare meraviglioso ed una natura incontaminata?
A te la risposta.
Dopo 3 anni di vita su quest’isola, sono preparata a vedere l’entusiasmo inizialmente stampato sulla faccia delle persone che decidono di aprire un’attività a Zanzibar, sicura che nel giro di qualche mese si trasformerà in preoccupazione… perché?
Chiunque apra un’attività in un territorio turistico, deve necessariamente fornire quella qualità di servizio a cui il cliente (occidentale) è abituato.
Pensi sia facile realizzarlo a Zanzibar?
Ti posso assicurare che è una bella impresa da realizzare; la popolazione non è abituata ed educata a destreggiarsi in tutte quelle particolarità che contraddistinguono un buon lavoro ed un buon servizio. Aggiungi a questo la mancata educazione alla responsabilità e la poca voglia che hanno di imparare e spesso di lavorare.
A Zanzibar ti devi lavorativamente rapportare con persone locali che sono abituate a vivere alla giornata, che non sono mai state educate ad avere responsabilità, che non hanno mai avuto la possibilità di vivere con qualche agio in più e quindi non conoscono alcun tipo di etichetta o di preoccupazione per il servizio che dovrebbero dare. “Hakuna Matata” è la frase con cui risolvono i problemi, ovvero li rimandano a domani.
Come è possibile fornire un buon servizio se non si ha un briciolo di organizzazione? Organizzarsi non fa parte del vivere alla giornata, organizzazione significa pensare a domani!
Anche un buon manager in quest’isola finisce con l’impazzire, non potendo fare affidamento sulla capacità dei lavoratori, ritrovandosi a seguire ogni piccolissimo e banalissimo incarico, arrivando a fine giornata esausto.
Sorrido spesso entrando in qualche piccolo negozio, quando mi accorgo che le commesse, sdraiate per terra, non si degnano nemmeno di alzarsi per venirti incontro e per chiedere di cosa necessiti… ecco, questo è lo specchio della professionalità dei dipendenti a Zanzibar. A tutto questo aggiungi che anche negli uffici governativi trovi la stessa disorganizzazione… per un misero documento rischi di perderci un’intera giornata. (e te ne servono almeno due di giornate se necessiti di semplici informazioni).
Per non parlare dell'ufficio che incassa le altissime tasse (ZRB)... disordine totale nel dare informazione e regole fluttuanti, il tutto gestito senza un minimo di considerazione per gli investimenti che vengono fatti.
Altra bella sfida non credi?
Adoro vivere con calzoncini, maglietta ed infradito; del resto come ogni amante della spiaggia e del mare.
In un’isola come quella di Zanzibar, che non presenta eventi particolarmente mondani, il non doversi preoccupare troppo del proprio aspetto è indubbiamente liberatorio.
Il rovescio della medaglia è dato dal fatto che la cultura con cui sei cresciuto resta un marchio predominante nella tua personalità. Onestamente dopo 3 anni, mi manca la piccola occasione per prendermi cura di me, l’occasione di sfoggiare un bel vestito o il piacere di fare shopping; non che ne sia mai stata schiava ma, il troppo storpia in ogni situazione.
Devo ammettere che quelle poche volte che mi concedo un acquisto personale in qualche negozio della città, mi sembra di ritrovare quella parte di me che necessariamente viene sopita da questo stile di vita. Esattamente come stanno cominciando a mancarmi i pochi eventi mondani e serali a cui partecipavo quando vivevo in Italia.
Vivere all’estero a Zanzibar, specialmente nei villaggi del sud, significa passare la serata con un libro, coricandosi molto presto, date le poche alternative di mondanità esistenti.
Un turista che viene in vacanza apprezza sicuramente questo relax e questa pace ma per chi decide di vivere all’estero in questi territori, la troppa tranquillità diventa senza ombra di dubbio difficile da accettare.
A nanna con le galline e sveglia al mattino presto anche se non hai nulla da fare!
Se tu decidessi di cambiare completamente la tua vita andando a vivere all’estero in un territorio simile a quello che ti ho descritto rappresentato da Zanzibar, cosa ti mancherebbe di più? Sarei davvero curiosa di conoscere la tua risposta, ma per me in una società dove diventa difficile essere completamente accettati dalla popolazione, la cosa che più manca sono senza ombra di dubbio gli amici.
A volte capita che vengano a trovarti, come pure capita di incontrare tanti turisti e farci amicizia ma… loro dopo i giorni di vacanza se ne vanno e tu rimani la costante nell’isola.
Gli amici, le persone di cui ti fidi mancano tantissimo anche se hai la possibilità di sentirli telefonicamente.
In un territorio come quello di Zanzibar, la mancanza di servizi a lungo andare ti rende la vita difficile.
Vorresti un negozio specializzato e non esiste, vorresti un trasporto pubblico efficiente e non esiste, vorresti qualche ufficio o qualche associazione per informazioni o per tutelarti e non esiste.
Se hai bisogno di un qualunque aiuto, piccolo o grande, preparati a mettere mano al portafoglio; qui nessuno fa qualcosa per niente o in nome dell’amicizia… qui è tutto una grande speculazione, tutto ha un prezzo. Sorrido pensando ai 5000 scellini sborsati solo per aver chiesto ad un “amico” un passaggio in auto per circa 300 metri, o alle varie volte che mi accorgo che nonostante oramai mi conoscano, insistano ancora nel cercare di fregarmi sul costo degli alimenti, chiedendomi un prezzo pari al doppio del reale costo (di cui oltretutto sono a conoscenza).
Mi ritrovo spesso a confrontarmi con persone che giungono dalle zone meridionali dell’Italia, che lamentano una pulizia degli spazi pubblici quasi inesistente, e quindi sono più preparate rispetto a me a vivere un territorio pubblico tutt’altro che pulito come quello di Zanzibar.
Giungendo dal nord dell’Italia (lago di Iseo) non ho mai subito una tale situazione, in quanto le zone dello stivale dove sono cresciuta non si possono certo definire sporche; ti assicuro che relazionarmi ogni giorno con immondizia (bottiglie di plastica, scarpe, vestiti, lattine ecc.) sparsa su ogni ciglio delle strade è davvero pesante.
Il non poter parlare costantemente la mia lingua è un qualcosa che ancora mi rende la vita difficile.
L’esprimermi in italiano mi manca tantissimo, il mio inglese è tutto tranne che perfetto, non conosco lo swahili e riuscire spesso a farsi capire diventa un’impresa titanica.
Forse la verità è che non siamo mai contenti o semplicemente riusciamo ad apprezzare le cose solo quando non le abbiamo più; in Italia mi mancano i colori di Zanzibar, a Zanzibar mi manca la mia cultura e la mia Italia.
O forse semplicemente, le “fette rosa” sugli occhi ad un certo punto spariscono.
Non sono più una ragazzina, molta della mia vita è già trascorsa ma non riesco proprio ad immaginare di invecchiare a Zanzibar.
Su quest’isola è impossibile pensare di trovare ottime disponibilità in caso di malattia, non ci sono farmacie se non che nella capitale, non ci sono medici appropriati, non c’è un servizio di aiuto per gli anziani e non puoi aspettarti un aiuto da parte della popolazione.
Certamente Zanzibar in questi ultimi anni si stà velocemente sviluppando ma al momento non si è ancora arrivati ad avere strutture di ogni genere rapportabili a quelle europee.
Vivere all’estero, in un paese come quello di Zanzibar, è un’esperienza che può (a mio parere) avere solo le ore contate.
Perfetta da fare in giovane età, un’esperienza come quella che puoi avere vivendo a Zanzibar, ti può sicuramente arricchire e farti capire un tuo metro di sopportazione o la tua tenacia.
Da questa esperienza di vita, posso solo dire che ho imparato ad apprezzare ciò che avevo davanti agli occhi ma non riuscivo più a vedere… la fortuna di essere nata e cresciuta in una società (per quanto politicamente e fiscalmente malandata) che mi forniva servizi di ogni genere ed una qualità di vita che oramai mi sembra un miraggio.
Un miraggio da trovare in un lussureggiante paradiso!
Ora lo so… Grazie Zanzibar!
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER