Durante il mio tempo trascorso in Sicilia sono andata alla scoperta dei siti archeologici che si trovano nel suo territorio, perché la Sicilia è sinonimo di mare e spiagge incredibili ma soprattutto di storia e cultura. Nella provincia di Trapani trovi uno dei siti archeologici più grande d’Europa; sto parlando del Parco Archeologico Selinunte, uno scrigno di tesori millenari racchiusi in 270 ettari che racconta la storia della colonia greca del 628 a.C.
Il Parco archeologico Selinunte racchiude i resti di un'antica città greca conquistata dai cartaginesi e successivamente distrutta e occupata da diversi popoli del Mediterraneo.
Nel sito trovi i resti di ben 7 templi dallo stile architettonico greco più antico (un paio sono ancora ben conservati) oltre a santuari, necropoli e nelle vicinanze le cave di Cusa. La passeggiata all’interno del parco è affascinante, tra sentieri costeggiati da campi fioriti, panorami sul mare e collinette. Ho assaporato la vegetazione mediterranea tipica di queste aree, odorando il profumo dei fiori e l’odore del mare, gustando la vista sulle rovine di quella grande civiltà greca.
Prepara le tue scarpe più comode che ti porto a scoprire cosa riserva il Parco Archeologico Selinunte in Sicilia…
Cosa leggerai in questo post:
"Selinùs" era il suo nome ai tempi dei greci quando era una delle sub-colonie greche tra le più popolose e ricche grazie alla posizione occidentale sulla costa della Sicilia. La città venne costruita tra il 650/628 a.C. dai Megara Iblea per creare nuovi sbocchi commerciali. Costruirono un grande porto e si dedicarono al commercio marittimo.
Fino al 420 a.C. Selinunte crebbe intraprendendo scambi commerciali con i greci e i cartaginesi, tanto che in quegli anni venne ampliata costruendo l’Acropoli e il Santuario. Sai che Selinunte fu anche tra le prime città in Sicilia a coniare monete?
Considerando la positiva evoluzione commerciale di Selinunte, cosa ne causò la sua distruzione?
Nelle vicinanze si trovava Segesta (altra cittadella greca in provincia di Trapani) che Selinunte tra il 580 a.C. e il 410 a.C. decise di attaccare in modo da estendere i suoi territori. Le due fazioni erano così composte: Segesta inizialmente appoggiata da Atene contro Selinunte appoggiata da Siracusa e Agrigento. Le numerose battaglie non ebbero tuttavia gravi ripercussioni, fino a quando si giunse all’anno 409 a.C.
Per non soccombere Segesta chiese aiuto ai cartaginesi. Nel 409 a.C. l’esercito cartaginese attaccò improvvisamente Selinunte e la sottomise in pochi giorni, saccheggiandola e distruggendola prima che potessero giungere gli aiuti da Siracusa e Agrigento.
Fu il generale Ermocrate che la ricostruì e da qui decise di far partire le azioni belliche contro le città puniche, ma successivamente Cartagine riprese il controllo della città. Tra il 300 a.C. e il 250 a.C., durante la prima guerra punica, Selinunte sperò di riappropriarsi dei suoi territori ma i cartaginesi evacuarono la città spostando tutte le loro risorse a Lilibeo e lasciando che i romani assorbissero il territorio nei loro domini.
Selinunte non venne più riabitata; i violenti eventi sismici che interessarono l’area tra il V/IV secolo a.C. ridussero i suoi monumenti a rovine. Solo durante l’epoca araba si tentò di reinsediare Selinunte, un tentativo che tuttavia non portò ad alcun successo.
Il governo italiano infine pose una custodia permanente e nel 1808 cominciarono i primi scavi a Selinunte cercando di riportare alla luce quanto più possibile dell’antica città greca. Oltre a quello che oggi puoi vedere nel Parco Archeologico Selinunte, istituito dalla Regione Siciliana nel 2013, trovi anche nel Museo Archeologico “Antonino Salinas” di Palermo molti dei reperti che appartenevano a quella gloriosa comunità ellenica.
Sulla costa sud-ovest della Sicilia e a pochi km da Castelvetrano, Selinunte si trova sulla cima di un promontorio posto tra i fiumi Modione e Cottone. L’area si spinge nell’entroterra fino ad includere: la collina della Gaggera (dove vennero edificati una serie di santuari), la collina di Manuzza (un vasto pianoro con pareti ripide posto a nord dell’acropoli dove si trovava l’antico abitato cinto da mura difensive) e la collina Orientale (dove si trovano i resti di alcuni templi).
Le estese formazioni di arbusti mediterranei incorniciano questi paesaggi; la vegetazione naturale è costituita da formazioni di psammofile e subalofile e da piccole comunità ad elofite. Puoi incontrare anche alcuni oliveti e vigneti, ma principalmente noterai le pianure rivestite di prezzemolo selvatico che in greco viene chiamato “Selinon” (capisci ora da dove deriva il nome della città). Piante comuni sono sparse in tutta l’area: il papavero cornuto, la santolina, l’erba medica marina, la scilla marittima, il ravastrello e nei pressi dei resti archeologici trovi il cappero, l’olivastro e il lentisco.
Tralasciando la grande importanza dei resti grechi, camminare avvolto in questo spettacolo di natura è tra le cose migliori che puoi fare a Selinunte, quindi, se non hai problemi motori, armati di scarpe comode e avviati a piedi su tutta la grande estensione del sito.
Il percorso di circa 2.5 km che attraversa il Parco Archeologico Selinunte ti conduce in aree suddivise che ospitano vari templi e resti di costruzioni.
La collina orientale, dove oltretutto comincia il tuo percorso, ospita alcuni templi di cui uno ancora in buone condizioni, la parte centrale del parco ospita su un altopiano calcareo l’Acropoli con i resti di 5 templi, la parte occidentale ospita la collina Gaggera con le rovine di santuari, mentre nella parte settentrionale trovi la collina Manuzza con i resti dell'abitato antico. Le aree dedicate alle Necropoli si trovano invece nelle vicinanze del parco e a 11 km di distanza trovi le Cave di Cusa.
All’interno del parco, poco distante dall’ingresso, trovi anche un piccolo museo con esposti alcuni dei reperti trovati a Selinunte, ma se vuoi approfondire meglio questo aspetto devi necessariamente visitare il Museo Archeologico di Palermo; qui trovi anche un’interessante ricostruzione di tutto l’agglomerato di Selinunte.
Considerando la vastità del parco, trovi anche un comodo servizio navetta e un trenino che ti conduce da un punto di interesse all’altro ma, il mio consiglio rimane quello di armarsi di scarpe comode e inoltrarsi per il parco autonomamente in modo da godere della bellissima visione e condivisione della vegetazione che lo caratterizza.
Vennero costruiti tra il 490 a.C. e il 460 a.C. ed erano dedicati a Dioscuri e Poseidone. Lunghi più di 40 metri e larghi 16 metri erano 2 costruzioni simili. Trovi i resti di questi templi sulla collina che ospita l’Acropoli. Ci sono voluti molti studi delle rovine dissestate e dei suoi elementi per capire che il tempio A era il più armonioso e perfetto di Selinunte. Proprio durante gli scavi della pavimentazione del tempio A, sono state rinvenute alcune figure simboliche puniche che vennero realizzate a mosaico; questo potrebbe significare che il tempio veniva utilizzato come ambiente religioso.
Posto accanto al Tempio C, era di piccole dimensioni; circa 8 metri di lunghezza e 5 metri di larghezza, con 4 colonne ioniche. L'interno, con pronao e cella, era decorato da uno spesso strato di stucco. Dedicato a Empedocle (filosofo e politico siceliota) sembra sia stato edificato durante il periodo punico, e rappresenta il solo edificio religioso che dimostra la rinascita della città dopo la sua distruzione avvenuta nel 409 a.C.
Con la sua lunghezza di 63 metri e larghezza di 24 metri, è il tempio più antico dell’Acropoli. Venne costruito nel 500 a.C. ed era composto da un ingresso con 8 scalini, una doppia fila di colonne, di cui visibili 14 colonne sulle 17 totali del lato nord, e la cella. Il tempio era dedicato ad Apollo e potrai vedere esternamente un altare rettangolare che si trova a est dell’edificio. Negli scavi del 1823 vennero scoperti i frantumi di 3 metope e all'interno del tempio ci sono numerosi sigilli di età punica.
Anche questo tempo si trova nell’Acropoli ed è lungo 56 metri e largo 24 metri. Venne costruito nel 540 a.C. e venne dedicato alla dea Atena. Ad est del tempio sono stati ritrovati i resti di un’altro piccolo tempio probabilmente di epoca arcaica, mentre all'esterno del tempio D trovi un altare chiamato “Tempio delle piccole metope”, perché qui vennero rinvenute 6 metope che raffiguravano: Artemide, Latona, Apollo, la Sfinge alata, Eracle in lotta col toro, Demetra e Kore.
L'indagine sul Tempio R è piuttosto recente, infatti iniziò nel 2011. Il tempio si trova sempre nella zona dell’Acropoli a sud del Tempio C. L’Edificio, ancora in fase di studio, non era circondato da colonne ma aveva un profondo pronao con 2 colonne che sostenevano il tetto, una cella e una terza camera con ingresso indipendente meridionale. La distruzione di questo tempio avvenne a causa di un terremoto intorno alla metà del IV secolo a.C. Successivamente si è capito che il tempio era stato ricostruito livellando i detriti.
Spostandoti sulla collina orientale (o meglio il primo tempio che vedi entrando nel sito perché posto vicino all’ingresso principale) trovi questo tempio che era dedicato ad Afrodite lungo 70 metri e largo 25 metri. Venne costruito tra il 460 a.C. e il 450 a.C. con 6 colonne sui fronti e 15 sui lati lunghi. È l’unico tempio ben conservato del sito; gran parte della sua costruzione è ancora in piedi e avrai quindi un’idea più precisa, guardando questo tempio, di come erano gli edifici al tempo dei greci. 5 sono le metope, assieme ad alcuni frammenti, che sono state ritrovate in questo tempio negli scavi nel 1831 e nel 1865.
Accanto al Tempio E, quindi sempre sulla collina orientale, trovi le rovine di quest’altra costruzione, un piccolo edificio che è tuttavia il più arcaico. Costruito tra il 550 a.C. e il 540 a.C. venne dedicato ad Atena e Dionisio. Sai cos’aveva di particolare questo tempio? Differentemente dagli altri templi greci aveva l’ingresso rivolto a est quasi come per proteggere una privacy dei riti che all’interno venivano svolti. Le rovine del tempio furono saccheggiate ed utilizzate come materiale di cava, ma nel 1823 durante gli scavi vennero ritrovate 2 mezze metope in tufo che raffigurano: “Dionisio che batte un colpo su un gigante inginocchiato ed Atena che trionfa su un nemico”. Le metope sono oggi conservate nel Museo Archeologico Regionale di Palermo.
Sempre sulla collina orientale eccoti il tempio più grande di tutto il Parco Archeologico Selinunte. Sembra oltretutto che questo sia uno dei templi più grande di tutto il mondo greco ed era dedicato a Zeus. Costruito tra il 530 a.C. e il 409 a.C. e devastato dalla furia del sisma, era lungo 110 metri e largo 54 metri ed era un tempio incompleto. Come si sa questo considerando che quello che vedi sono solo rovine? Dobbiamo attenerci agli esperti che hanno studiato le sue caratteristiche. Inoltre, tra le rovine del tempio venne ritrovata nel 1871 la "Grande Tavola Selinuntina", un testo importantissimo sui culti della città.
Sulla collina della Gaggera trovi l’unico tempio greco posto vicino al Santuario di Malophoros. Purtroppo, l’unica cosa che vedi sono le vestigia perché si sono conservati solamente i blocchi di fondazione e una parte della parete est. Venne costruito intorno al 550 a.C. e la sua struttura sembra avesse la forma di un megaron con pronao, cella e una scalinata. Sembra anche che questo tempio fosse inglobato in un luogo sacro monumentale, simile a quello della Malophoros.
Eccoti nella collina della Gaggera dove trovi il santuario più antico di Selinunte che era dedicato con ogni probabilità a Demetra, la dea della fertilità, dell’agricoltura e dei matrimoni. Dagli scavi effettuati nel corso degli anni sono stati rinvenuti numerosi materiali archeologici e si è capito che il tempio era un megaron con pronao, cella e adito, senza basamento e colonne e costituito da due estese aree sacre. La prima, databile alla metà del V secolo a.C., era delimitata da un alto muro di cinta, ed era affiancata a nord da un portico a pilastri per la sosta dei fedeli con sedili interni ed esterni. Sembra che qui sostassero i cortei funebri che conducevano i defunti alla necropoli.
A sud invece trovi un grande ambiente accessibile dall’interno consacrato ad Ecate, la dea della magia. Nella zona alta di questo spazio sacro trovi le fondamenta di un edificio rettangolare, mentre a nord trovi la Fontana della Gaggera e le fondazioni di due porticati.
La posizione del Santuario della Malaphóros, lontana dell’area urbana di Selinunte, era in prossimità delle acque del mare e dello sbocco del fiume Modione (navigabile in epoca greca) e questo chiarisce perché il santuario fosse dedicato a Demetra. Numerosi sono stati i ritrovamenti nel santuario oggi conservati al Museo Archeologico Nazionale di Palermo: numerose figure votive in terracotta che raffiguravano divinità femminili, vasi corinzi e protocorinzi, stele e bassorilievi.
Molte sono le necropoli che sono state rinvenute intorno al Parco Archeologico Selinunte le cui datazioni variano dal VII secolo al V secolo a.C.; dagli studi si scoprì che il rito del seppellimento del cadavere sottoterra dentro le tombe scavate nel tufo era molto praticato, ma nella necropoli di Manicalunga era in uso anche il rito della cremazione.
È la più povera delle necropoli selinuntine ma anche la più antica area adibita ai defunti; la Necropoli Buffa, con la sua forma triangolare, si trova a nord della collina orientale. In quest’area sono stati ritrovati numerosi reperti: terrecotte votive e vasi contenenti resti di ossa di animali.
La Necropoli di Galera Bagliazzo invece, si trova a 250 metri a nord-est della collina di Manuzza ed è composta da tombe scavate nel tufo e coperte da lastre tufacee. Qui vennero ritrovati oggetti di tipo protocorinzio e corinzio, quali: i vasi decorati con figure vegetali e di animali, vasi con decorazioni di stile sub-geometrico, buccheri di produzione etrusca e la statua bronzea del dio Efebo.
A ovest della collina di Gaggera trovi la necropoli più estesa e più ricca di Selinunte, quella di Pipio Bresciana e Manicalunga Timpone Nero. I sarcofaghi in tufo e terracotta, le anfore e le giare per immagazzinamento che sono stati ritrovati fanno supporre che oltre al rito dell'inumazione venisse praticato anche quello dell'incinerazione dentro pithoi o anfore. Da questa necropoli giungono: corredi funerari a figure nere sul fondo di argilla, vasi a figure rosse e ceramiche a figure policrome su fondo biancastro.
Le Cave di Cusa sono un sito archeologico costituito da cave in pietra che si trova a circa 12 km dal Parco Archeologico Selinunte. L’area occupa circa 2 km e si trova in prossimità della costa. Si cominciò ad utilizzare le cave dal VI sec. a.C. fino alla conquista punica, il momento in cui venne interrotto questo lavoro. Perché sono importanti per Selinunte? Perché proprio da qui provenivano molti dei materiali che servivano per costruire la città e i suoi templi.
Le colonne del tempio G e i suoi capitelli vennero intagliati e giunsero dalle Cave di Cusa; queste cave sono il punto più vicino a Selinunte dove il banco di calcarenite è compatto e si potevano staccare elementi di grandi dimensioni. Prima si realizzava il pezzo e successivamente veniva staccato dalla sua matrice facendo penetrare dei cunei di metallo fino a rimuovere il pezzo dalla roccia.
Per trasportare questi grandi pezzi di pilastri e gli architravi si scavava al centro dei loro due lati un foro ai quali venivano montate le ruote e un telaio di legno, il tutto tirato da animali da traino.
Quindi, visitare le cave è interessante sia per individuare capitelli, incisioni e gigantesche colonne ma anche per capire tutte le fasi della lavorazione e di finitura di questi grandi pezzi di pietra, dalle prime incisioni ai blocchi finiti e pronti per il tempio.
L’area in cui si estende il Parco Archeologico Selinunte è vasta; vengono segnalate circa 4 ore per visitare l’intero parco e ciò che contiene. Io invece penso che le ore da dedicare a Selinunte siano maggiori se vuoi capire la completezza del luogo e la sua storia.
Considera che le varie aree archeologiche si trovano ad una certa distanza l’una dall’altra e se non hai particolari problemi motori che ti obbligano ad utilizzare il noleggio di kart elettrici, ti consiglio di spostarsi per tutto il parco a piedi, in modo di godere anche dei panorami che circondano i sentieri immersi nella vegetazione mediterranea.
Certamente, per capire appieno le rovine di Selinunte, bisognerebbe venire accompagnati da un archeologo che potrebbe chiarire bene ogni punto, colonna, effige e altro che caratterizza il sito. Ma in mancanza di questo puoi documentarti prima e cercare di scoprire ogni cosa da te, cosa che tuttavia richiede molto più tempo.
Considerando i numerosissimi reperti di Selinunte che sono conservati nel Museo Archeologico “Antonino Salinas” di Palermo (che ti consiglio di visitare), potresti approffittarne anche per vedere la città, il Capoluogo della Sicilia nonchè quinta città più grande d'Italia e che ti racconto a questo link
Il sito archeologico Selinunte dista da Castelvetrano circa 13 km.
In auto:
1 ) Da Palermo e da Trapani: segui la A29 fino a Mazara del Vallo, imbocca l'uscita per Castelvetrano e prosegui in direzione Marinella di Selinunte.
2 ) Da Agrigento e Sciacca: percorri la Strada Statale 115 fino allo svincolo per "Castelvetrano-Marinella di Selinunte". Dopo aver preso l'uscita, prosegui diritto fino a raggiungere Marinella di Selinunte.
3 ) Da Catania: percorri l’autostrada A19 Catania-Palermo e successivamente la A29 Palermo-Mazara del Vallo, imbocca l'uscita per Castelvetrano e prosegui in direzione Marinella di Selinunte.
In treno:
La stazione ferroviaria più vicina a Selinunte è quella di Castelvetrano, raggiungibile sia da Palermo che da tutte le altre città siciliane. Il problema si pone da Castelvetrano a Marinella di Selinunte e il vicino Parco Archeologico Selinunte: non ho trovato bus che ti possano trasportare. In questo caso è consigliabile noleggiare un’auto o utilizzare un taxi per giungere a destinazione.
Ho cominciato questo post consigliandoti di visitare tutto il Parco Archeologico Selinunte a piedi per ammirare la vegetazione e i campi fioriti che lo contengono e quindi non posso che consigliarti di visitare l’area nei mesi primaverili ed estivi, quando la natura dà il meglio di se.
Inoltre, considerando che il sito archeologico è posto sulla costa, in estate potresti approfittare anche per goderti qualche ora di relax al mare disteso sulla sabbia. Aggiungo anche che nei mesi estivi a volte vengono tenuti all’interno del sito archeologico spettacoli e concerti a cui potresti non voler rinunciare.
Gli orari di visita del Parco Archeologico Selinunte: tutti i giorni dalle 09:00 alle 18:00 (uscita entro le ore 19:00).
2 sono i punti di accesso al sito: il primo si trova nel borgo di Marinella di Selinunte in Via Selinunte, l'altro nel Borgo di Triscina di Selinunte in Viale del Mediterraneo.
Fermarsi qualche giorno nel territorio dove si trova Selinunte potrebbe rivelarsi interessante anche per visitare tanti altri punti. Innanzitutto, ti trovi in Sicilia, un’isola bagnata da un meraviglioso mare e quindi perché non approfittare delle spiagge delle vicinanze?
Ai piedi delle rovine dell’acropoli si estende una spiaggia dove trovi anche il lido Zabbara, con ristorante, sdraio e ombrelloni e il Ristorante Pizzeria Miramare. Se preferisci invece distenderti al sole senza comodità trovi: la spiaggia di Calannino e il Lido Porta del Sole. Che dici? Fare il bagno sotto l’acropoli potrebbe essere invidiabile?
Un poco più lontano ed esattamente a est dopo il villaggio di Marinella di Selinunte, trovi la spiaggia La Pineta, un litorale lunghissimo con mare pulito alle cui spalle si estende la pineta. Anche qui trovi sdraio, ombrelloni e luoghi per pranzare o cenare sotto un bel tramonto.
Devi assolutamente trovare il tempo per immergerti nella riserva naturale Foce del fiume Belice, una zona protetta che comprende anche una spiaggia formata da dune sabbiose.
Estesa per 129 ettari e dichiarata Riserva Naturale Integrale nel 1984, è circondata a sud dal mar Mediterraneo, a nord dalla vecchia ferrovia che collegava Castelvetrano ad Agrigento, ad est dalla piana di Serralonga e ad ovest dall’abitato di Marinella di Selinunte.
Gli ambienti della riserva sono vari: le dune, la foce del fiume con la tipica vegetazione palustre e la macchia mediterranea sempreverde. L’area che comprende le dune di sabbia finissima e la spiaggia, è lunga quasi 3 km, e ti regala un panorama splendido e particolare, un continuo intrecciarsi di piccoli rilievi formati dalla sabbia trasportata dal vento.
La sua primaria particolarità è che proprio in questa riserva le tartarughe vengono a nidificare ma non dimenticare che percorrendo i sentieri di quest’area incontrerai panorami sul fiume che si estende tra i canneti, piante ed erbe varie. Inoltre, il fiume Benice (al tempo in cui era navigabile) era anche una delle principali vie di comunicazione tra la costa e l’entroterra. Di conseguenza potresti notare alcuni antichi insediamenti posti lungo il suo percorso.
Il borgo Marinella di Selinunte è un piccolo centro turistico-balneare con spiagge incontaminate e un mare limpido. È anche il borgo più vicino al Parco Archeologico Selinunte ed è un piccolo agglomerato abitato da poche anime che vivono il mare occupandosi della pesca costiera. Ogni mattina il pescato giunge dalle barche e si provvede a batterlo all’asta. Vuoi mangiare un buon piatto di pesce freschissimo? A Marinella di Selinunte trovi alcuni ristoranti che ti toglieranno questa voglia.
Una passeggiata tra le sue poche vie e qualche ora disteso al sole ad ammirare lo spettacolo del mare saranno la conclusione perfetta per una giornata in questo angolo del sud della Sicilia.
Ricordati di assaggiare il Pane Nero di Castelvetrano, che troverai anche in un paio di fornerie a Marinella di Selinunte. Cos’ha di speciale questo alimento? Innanzitutto, ha origini antichissime ma la vera particolarità è il suo colore scuro, dovuto alla miscela di due grani locali macinati a pietra per ottenere delle straordinarie semole integrali.
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