Non so se la mia malattia si chiama sindrome da wanderlust, so solo che durante questo periodo di Covid 19 sento ancora più forte la voglia di viaggiare; con tutte le restrizioni che perdurano ormai da quasi un anno, mi sento come se mi avessero tagliato le gambe o peggio ancora come se mi avessero rinchiuso in una prigione senza la condizionale.
Mi manca prepotentemente la libertà di poter decidere di spostarmi, in un altro continente, in un altro Stato, in un altro panorama, in un’altra cultura.
Vero che fortunatamente, posso raggiungere dall’Italia l’isola di Zanzibar, dove mi trovo in questo stesso momento mentre scrivo queste righe, ma per chi come me, riesce a respirare ed a trovare un grande entusiasmo solo viaggiando, il periodo è decisamente difficile da accettare.
La voglia di viaggiare mi accompagna sempre e prima della dichiarazione della pandemia avevo già programmato un itinerario in Thailandia; infatti dopo aver visitato una buona parte dell’Africa, ero finalmente pronta a continuare verso la scoperta dell’Asia.
È passato quasi un anno dalla preparazione di quell’itinerario e ancora oggi non riesco a visualizzare nel prossimo futuro la realizzazione di questo mio viaggio; tutta questa incertezza mi toglie il respiro!
Lo sai che seguo giornalmente tutte le informazioni del sito “viaggiare sicuri” nella speranza che un qualunque spostamento verso un altro Stato sia fattibile?
Per carità! Anche senza viaggiare si vive lo stesso ed indubbiamente i problemi da affrontare in questo momento sono più importanti, ma togliere la libertà a chi forse come me soffre della sindrome da wanderlust, significa gettare fantasia, curiosità, ed entusiasmo in fondo ad un pozzo.
Significa spegnersi!
La voglia di viaggiare, è un desiderio che nasce da una grande “necessità”, di conoscere nuovi angoli di mondo e scoprire altre culture.
Il termine tedesco “Wanderlust” deriva dall’unione di due parole, “Wander” (girovagare) e “Lust” (desiderio), e molti sono gli psicologi che sostengono che la voglia di viaggiare scaturisca dal bisogno di sfogare le proprie insoddisfazioni quotidiane.
Sarà vero?
Io la voglia di viaggiare l’ho sempre avuta, anche nel momento stesso in cui la mia quotidianità mi dava tutta la serenità ed il piacere del vivere.
Qualcuno sostiene che la voglia di viaggiare sia scritta nel DNA, si trova nei nostri geni e più concretamente, nel cosiddetto DRD4-7r, un recettore di dopamina (neurotrasmettitore del piacere) che è stato battezzato come “il gene del viaggio”.
Io so soltanto che la mia curiosità di viaggiatrice, in questo momento viene sopita e mi regala solo la staticità che non amo: perché per me viaggiare indipendentemente dalla meta, significa “muovermi” verso ciò che non ho mai visto.
Sin da bambina provavo un immenso piacere nello spostarmi: vedere cosa c’era dopo la mia casa, dopo il mio paese, dopo la montagna o dopo la valle; non ho mai amato immaginarmi le cose, ho sempre preferito viverle nella realtà.
Quante volte mi è capitato di non riuscire a dormire e di trovare conforto solo percorrendo le strade o le autostrade; vedere scorrere sotto di me la via che mi conduceva da qualche parte era un toccasana al mio spirito.
Non solo, mi manca quell’adrenalina ed in parte quella paura che provo prima di raggiungere una meta e quell’entusiasmo che assaporo nel momento stesso in cui comincio a vagabondare in un territorio diverso dal mio.
Gran parte dei soldi che ho guadagnato e che guadagno, vengono progettualmente destinati a riempire la mia curiosità del mondo e la mia voglia di viaggiare.
Posso benissimo rinunciare ad un abito, un paio di scarpe nuove, un nuovo telefono ed a varie serate mondane, ma la ricompensa è poi il poter avere la capacità economica di preparare il mio itinerario e partire.
La preparazione dell’itinerario stesso mi appassiona!
Sono capace di stare ore e giorni, spulciando ovunque nel web più e più volte, tutto quello che posso riuscire a vedere in un determinato territorio. Cosa non devo assolutamente tralasciare in base al tempo che avrò a disposizione, in quali hotel soggiornare, valutare i costi dei voli e le varie compagnie, carpire tramite le informazioni di altri quale tipo di cultura troverò, ecc.
Il termine che mi si addice è forse “zingara” o meglio ancora “vagabonda”?
Questo non significa che io sia priva di radici; al contrario, sapere che ci sarà sempre nel mio paese il mio porto sicuro, mi è indispensabile, ma di stare ferma, se non per brevi periodi di forzata transizione, per eventi che non posso tralasciare o per riprendere fiato, non se ne parla proprio!
Isole, oceani, montagne, città, ogni luogo di questo pianeta è per me un richiamo, una voce persistente che mi invita a non disfare mai completamente la valigia, ma a tenerla sempre bene in vista e pronta al mio seguito.
Come in tutte le cose, anche nella voglia di viaggiare ci sono pro e contro.
Li vediamo insieme?
Chissà se un giorno questa voglia di viaggiare passerà!
Perché arriverà il giorno che non avrò più sufficienti energie per viaggiare e dovrò rassegnarmi alla staticità di un luogo… tuttavia, avrò tutti i miei ricordi che mi faranno compagnia.
“Le radici sono importanti, nella vita di un uomo, ma noi uomini abbiamo le gambe, non le radici, e le gambe sono fatte per andare altrove.”
(Pino Cacucci)
“Il viaggio comincia laddove il ritmo del cuore s’espone al vento della paura.”
(Fabrizio Resca)
“Io viaggio non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggio per viaggiare. La gran cosa è muoversi, sentire più acutamente il prurito della nostra vita, scendere da questo letto di piume della civiltà e sentirsi sotto i piedi il granito del globo.”
(Robert Louis Stevenson)
Hai anche tu la sindrome da wanderlust?
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