

Il modo migliore per conoscere la cultura locale dell’isola degli dèi, è quella di visitare i templi di Bali, perché sono la massima espressione della religione indù che caratterizza la stragrande maggioranza dei balinesi. Nel resto dell’Indonesia la religione maggioritaria è l’Islam, Bali ha una maggioranza di protestanti indù. Conosciuti con il nome di “Pura”, sono oltre 20.000 i complessi religiosi e spirituali, privati e pubblici, disseminati lungo tutto il territorio e si distinguono per la loro funzionalità e la tipologia delle cerimonie.
A Bali, tutti posseggono un tempio, intendo che ogni casa e ogni famiglia ne ha uno. Questi sono templi privati che non si possono visitare e possono essere molto grandi o piccoli, a seconda di quante famiglie hanno contribuito alla sua costruzione. I balinesi fanno offerte più volte nell’arco della giornata agli dèi del proprio tempio di riferimento. Al mattino viene posto il paniere in foglie di banano (più grande rispetto a quello che trovi posto sulle strade di fronte ad ogni edificio) che contiene riso, frutta e altri dolcetti, mentre durante la giornata vengono offerte le composizioni floreali. Sono tutti creati ogni giorno dalle donne balinesi come parte della loro routine spirituale. Il cibo una volta presentato al tempio viene raccolto e ridistribuito in modo da soddisfare l’esigenza delle numerose bocche di tutto il villaggio.
Oltre ai templi di Bali privati ci sono quelli pubblici, aperti a tutti i visitatori, turisti compresi. Sono sicuramente i templi di Bali più maestosi e importanti dove si svolgono le principali cerimonie della popolazione induista balinese.
Ti porto a conoscere i più conosciuti templi di Bali…
Cosa leggerai in questo post:

L’induismo balinese è diverso dell’induismo tradizionale dell’India, la religione induista professata a Bali si chiama "Agama Hindu Dharma". I templi indiani solitamente sono chiusi e sovrastati da una grande torre centrale, mentre i templi di Bali sono circondati da un muro e allestiti in uno spazio aperto e diviso in varie sezioni. Per l’appunto il nome “Pura” che riflette ogni luogo sacro significa “città murata”. I cortili, collegati tra loro tramite dei portali monumentali spaccati a metà e riccamente decorati (le classiche porte balinesi chiamate “Candi Bentar”), ospitano le torri a più livelli (pelinggih meru) e i padiglioni aperti su tutti i lati (bale), con tetti di fibra vegetale.
In ogni villaggio ci sono tre diverse strutture religiose, riconoscibili dalle targhe descrittive posizionate all’ingresso:
Pura Puseh, il tempio delle origini.
Pura Desa, il tempio del villaggio.
Pura Dalem, il tempio dei defunti.
Principalmente i templi di Bali sono rivolti verso il Monte Agung in modo tale che i fedeli possano essere correlati alla montagna sacra. Tutti sono comunque costruiti affiancando una filosofia architettonica e spirituale chiamata “Tri Mandala”, dove lo spazio viene suddiviso in tre aree sacre o cortili posti su differenti altezze che riflettono i tre regni cosmici: “Jaba Pisan”, “Jaba Tengah” e “Jeroan”.
È il regno inferiore ovvero, la parte più esterna di un tempio con giardini, padiglioni per spettacoli e aree per la preparazione delle cerimonie. Quali strutture trovi al suo interno?
Si tratta del regno intermedio ovvero, il cortile centrale di transizione dove si trovano solitamente le vasche per la purificazione e che collega il mondo esterno a quello più sacro. In questo cortile trovano spazio:
È il regno superiore ovvero, la parte interna e più sacra di un tempio, ospita gli altari principali dove si svolgono le cerimonie più importanti. In questo cortile si trovano numerose strutture:
Questa divisione è affiancata anche dal “Tri Hita Karana”, ovvero la filosofia su cui si basa la cultura balinese che propone l’armonia tra gli umani, l’armonia con la natura e l’armonia con le divinità.
In tutti questi templi predominano le torri a gradoni di paglia chiamate “Meru” che rappresentano la Montagna Sacra ed il centro dell'universo nella mitologia induista ed in quella buddista. Queste torri rappresentano la connessione tra il cielo e la terra e sono dedicate alle divinità. Più alto è il numero dei livelli del tetto e più grande è il prestigio della divinità a cui la struttura è dedicata.
I templi di Bali più importanti si possono raggruppare in due categorie: templi direzionali e templi marini. I 9 templi direzionali vengono chiamati “Kahyangan Jaga” e sono posizionati sui fianchi delle montagne, dei laghi, delle scogliere formando così una cortina protettiva contro gli spiriti maligni. I punti cardinali hanno molta importanza dato che i balinesi associano singolarmente ogni punto cardinale ad ognuna delle divinità chiamate “Guardiani delle nove direzioni”.
Quelli marini sono stati edificati per ringraziare le divinità marine e sono legati al culto shivaita. Si trovano sulle coste del mare nella parte meridionale dell’isola di Bali.


Il tempio di Uluwatu o Pura Luhur Uluwatu, è indubbiamente uno dei più visitati templi a Bali, ma escludendo la sua importanza religiosa quello che più mi ha colpito di questo luogo sacro è la sua posizione sulla scogliera a 70 metri a picco sul mare, mentre architettonicamente è una struttura piuttosto semplice. I panorami che noti da questo luogo sono senza dubbio affascinanti. Dedicato a Rudra, dio della tempesta (una delle manifestazioni del dio Shiva), il suo nome deriva da “ulu” che significa “cima” e “watu”, che significa “roccia”, descrivendo perfettamente la sua posizione sulla cima della scogliera con le onde che si infrangono furiosamente alla base.
Si tratta di uno dei 6 templi di Bali noti come “Sad Kahyangan” e ritenuti punti focali spirituali a garanzia dell'equilibrio dell'isola. Venne fondato dal giavanese indù Empu Kuturan nel XI secolo e successivamente ampliato dal sacerdote Nirartha, una figura centrale nell’induismo balinese nel XVI secolo. Fu proprio qui che Nirartha visse i suoi ultimi anni e raggiunse il “Mokṣa” ovvero la liberazione dal ciclo delle incarnazioni e il conseguimento di una condizione spirituale superiore.
Ogni 210 giorni il tempio di Uluwatu viene riccamente addobbato per la celebrazione del “Piodalan”, che si celebra per commemorare l'anniversario di un tempio, e i fedeli vi si recano in pellegrinaggio.
Non è possibile accedere al santuario interno, quello è riservato solo ai fedeli, ma si può esplorare l’esterno del complesso, godendo anche delle viste mozzafiato sull’Oceano Indiano. Tramite un grande scalinata giungi alla porta di ingresso in pietra sorvegliata ai lati dalle statue di Ganesha, il dio dalla testa di elefante, che consente l’ingresso allo spazio centrale riservato ai fedeli. Ai lati del cortile interno trovi alcuni santuari dedicati a Nirartha e nella parte terminale ecco il meraviglioso portale sempre in pietra ma formato da un unico pezzo, che riproduce il Monte Meru, sulla cui sommità è incisa una testa di “Kāla”, il dio della morte e del tempo. Ai piedi del portale due statue di Ganesha sorvegliano l’area sacra.
Il tempio è circondato da sentieri panoramici che costeggiano la scogliera anche se per un breve tratto il percorso abbandona il margine della scogliera e penetra verso l’interno in un rigoglioso giardino. All’interno dell’area del tempio di Uluwatu trovi anche un piccolo anfiteatro dove ogni giorno al calar del sole si svolge uno spettacolo tradizionale balinese di Danza Kecak e del fuoco, che rappresenta alcune scene del poema epico Ramayana.
In tutto il complesso trovano casa numerosi gruppi di macachi a cui devi prestare molta attenzione. In primis perché sono tutto tranne che socievoli, ma anche perché sono degli abili ladri. I macachi balinesi vanno pazzi per: gli occhiali, le fotocamere, i cellulari e qualsiasi cosa che possa essere facilmente sottratta. Quindi:



Il Tanah Lot è un’altro dei templi di Bali tra i più visitati ed è uno dei 7 templi che venerano il dio del mare. Si trova sulla costa ovest, a poca distanza a nord da Canguu. Il suo nome in balinese significa “terra nel mare” e si trova su un piccolo scoglio a ridosso della spiaggia raggiungibile a piedi durante la bassa marea mentre con l’alta marea l’acqua lo circonda e rimane isolato.
Fu il bramino giavanese del regno Majapahit, Dangh Yang Nirartha, che durante il XVI secolo decise di erigerlo a protezione dell’isola dagli spiriti maligni e di dedicarlo a “Varuṇa”, una delle più antiche e importanti divinità del "sapere", della "conoscenza" e della "saggezza", nonché re dei “nāga”. Ma perché lo costruì proprio in mezzo al mare rendendolo a volte inaccessibile? Si racconta che il sacerdote cercò di essere scacciato dal capo del villaggio e per rimanere e diffondere l’induismo fra la popolazione, spostò in mare la roccia sulla quale meditava e la fece proteggere dai serpenti di mare. A causa di questo ancor oggi in una grotta davanti al tempio, i monaci tengono imprigionati dei serpenti marini che proteggono il tempio dal male e dagli intrusi.
Innanzitutto, sappi che l’ingresso al tempio stesso posto sulla roccia in mezzo al mare, non è consentito ai turisti. Quindi puoi solo ammirarlo da fuori, alla base durante la bassa marea e da lontano durante l’alta marea. Sotto la formazione rocciosa sgorga una sorgente naturale ritenuta di acqua sacra che viene utilizzata per il rito di purificazione al quale puoi accedere facendo una donazione.
l complesso del Tanah Lot è formato dal tempio, da un giardino e da altri templi minori tra cui:
La forza erosiva delle onde oceaniche, infrangendosi costantemente contro la roccia, ha messo in serio pericolo la stabilità dell’isolotto su cui sorge il tempio. Per questo motivo intorno al 1980 il governo indonesiano, con l’aiuto di quello giapponese, ha lanciato un grande progetto di ristrutturazione. Oggi un terzo del basamento dell’isolotto è formato da roccia artificiale.
Personalmente non ho apprezzato questo tempio nonostante la sua particolare posizione iconica in quanto è, a mio parere, solo un luogo molto turistico. La lunghissima fila di negozietti di souvenir che puntellano il percorso dal parcheggio al tempio, l’affluenza esagerata (specialmente durante l’ora del tramonto) rendono questo luogo qualcosa che a tutto fa riferimento tranne che alla spiritualità.
Forse l’unica cosa che lo salva oltre ai panorami sulla costa, è la leggenda della "maledizione" di Tanah Lot, secondo la quale le coppie non sposate che visitano il tempio finiranno per separarsi. Questo a causa di una leggenda che narra di un principe di Giava che rifiutò di sposare una principessa incontrata al Tanah Lot. La principessa maledisse tutte le coppie non sposate che in seguito sarebbero giunte al tempio, sostenendo che la loro storia d'amore sarebbe stata condannata all'infelicità.



Posto nella regione di Tampaksiring a nord da Ubud, il Tirta Empul, circondato da una vegetazione lussureggiante, risaie e dalla serena bellezza della natura, risale al 962 d.C. durante la dinastia Warmadewa. Dedicato a Vishnu, una delle divinità principali dell'induismo, membro della triade che include anche Brahma (il creatore) e Shiva (il distruttore) e considerato colui che conserva e protegge l'universo, è famoso per le sue sorgenti sacre che sgorgano dal fianco della montagna tramite il fiume Pakerisan, utilizzate per la purificazione. Il suo nome “Tirta Empul” significa letteralmente “sorgente” (tirta) “sacra” (empul).
È un altro tra i templi di Bali più noti e sempre gremito di turisti che vanno a purificarsi dato che questa cerimonia è qui consentita anche ai non fedeli. Per gli induisti balinesi l’acqua svolge un ruolo importantissimo nella vita e rappresenta il flusso di energia collegata all’emozione. Il rituale con l’acqua serve a purificare corpo, mente e anima dalle impurità, liberando il karma delle vite passate e ritrovando l’armonia dell’universo.
L’architettura del tempio riflette l’estetica balinese tradizionale con cortili decorati, padiglioni e torri. Ad accoglierti trovi un imponente albero di banyan avvolto in una striscia di tessuto a scacchi bianco e nero. Capita spesso nei luoghi religiosi di Bali di incontrare alberi e statue avvolti in questo tessuto a scacchi. Cosa significa? Il tessuto bianco e nero sta ad indicare che in quel preciso albero o oggetto risiede uno spirito e il drappo costudisce l’energia al suo interno.
Accedi al tempio Tirta Empul attraversando un giardino adornato di piante e statue che conduce al “Candi Bentar”, il portale d’ingresso a due battenti. Oltrepassandolo entri nel complesso principale che è diviso in tre sezioni: il Jaba Pisan, il Jaba Tengah e il Jeroan.
Nel primo cortile, il Jaba Pisan, sono dislocate numerose statue, un decoratissimo portale a pezzo unico, un tavolo con le offerte e un altro portale a due battenti che ti conduce nel secondo cortile.
All’interno del secondo cortile, il Jaba Tengah, una serie di sorgenti allineate sfociano in due vasche rettangolari dove i fedeli e non aspettano in fila il proprio turno per il rituale della purificazione, che consiste nel passare a capo chino e con le mani giunte sotto ognuno dei getti di acqua sacra. Una terza vasca invece, contiene alcune fontane la cui acqua viene raccolta in recipienti e utilizzata solo per essere portata via per lavare i corpi dei morti.
Il terzo cortile, il Jeroan, è l’area sacra destinata alle preghiere e per accedervi è necessario legare i capelli. Qui trovi la parte più affascinante del complesso con una grande vasca in onore degli dei Vishnu, Shiva e Braham, vari portali, una serie di altari finemente decorati con colori vivaci, statue, luoghi votivi e decorazioni intricatissime ovunque.
Uscendo dalle mura perimetrali del tempio trovi una lunga scalinata esterna in mezzo alla natura. Affrontala, perchè ti conduce in una zona di risaie dove si erge il tempio di Pegulingan, contraddistinto da una fusione unica di credenze indù e buddiste risalenti all'antica Bali del VIII secolo. Il Pura Pegulingan sembra un tempio indù in stile balinese con cortile, ma è incentrato su un grande stupa buddista. Qui sono state ritrovate quattro statue di Buddha, realizzate in pietra andesite. Una associata al Dhyani Buddha Vairocana in posizione centrale, un’altra associata al Dhyani Buddha Aksobhya che governa l'oriente, un’altra associata al Dhyani Buddha Amoghasidhi che governa il nord e la quarta associata al Dhyani Buddha Amitabha che governa l'occidente. Inoltre, sono state scoperte iscrizioni in sigilli d'argilla e lamine d'oro, rilievi raffiguranti due elefanti e nella camera dello stupa sono state rinvenute due statue di Buddha in oro, argento e bronzo.
Davanti al tempio si erge una grande pagoda dove le donne preparano le offerte per gli dèi. Assistere a questa preparazione e intrufolarmi tra queste accoglienti donne, è stato uno dei momenti più belli che io abbia vissuto a Bali.




Le cose che più colpiscono e affascinano del Pura Taman Ayun sono: gli infiniti meru, il magnifico giardino e il fossato che lo circonda e che ospita altissimi fiori di loto. Non per nulla il suo nome significa “tempio del giardino sull’acqua”. Si tratta di uno dei 6 reali templi di Bali e si trova nel villaggio di Mengwi, nella Reggenza di Badung. È un sito sacro risalente al XVII secolo durante l’antico regno di Mengwi e riconosciuto dal 2012 dall'UNESCO.
L’ho amato immediatamente perché la sua intricata architettura balinese, i suoi giardini lussureggianti e le strutture religiose, sembrano fluttuare con grazia sull'acqua, in un ambiente pittoresco e tranquillo e su un appezzamento di terreno circondato da un ampio laghetto. Venne costruito dal Re di Mengwi, nell'anno 1634 d.C. per celebrare cerimonie e onorare gli antenati. Per questo motivo, molte delle torri nel cortile interno sono dedicate ad antichi re.
Il complesso venne colpito dal forte terremoto del 1917, ma oggi, grazie ai lavori di ristrutturazione a cui successivamente venne sottoposto, si trova in ottime condizioni.
L’architettura del tempio Taman Ayun è decisamente più complessa e raffinata rispetto a quelle degli altri templi di Bali. Il fascino della tradizione balinese si integra con influssi provenienti dalla Cina. Il complesso del tempio è costituito da una corte esterna e tre cortili interni. Tre cortili a terrazze concentriche si innalzano progressivamente e padiglioni, statue, torri e fontane punteggiano il paesaggio dei giardini. Qui un tempo lontano passeggiavano i sovrani di Mengwi e la loro corte, proprio accanto al Palazzo Reale andato perduto.
Il cortile esterno del tempio Taman Ayun è posto sul lato esterno dello stagno. Un ponte posto sopra lo stagno consente l’accesso al tempio collegandolo ai cortili interni. 8 grandi statue situate a sinistra e a destra del ponte, ti accompagnano in questo breve percorso e fungono da guardiani spirituali.
Alla fine del ponte ecco il portale d’accesso a due battenti che ti immette nel primo cortile interno dove si erge un "wantilan", ovvero un padiglione tradizionale balinese dove solitamente si svolgono alcune celebrazioni e i combattimenti tra galli. Il primo cortile è attraversato da un sentiero che si snoda attraverso gazebi e altri templi e che conduce al portale che lo divide dal secondo cortile posto in posizione rialzata rispetto al primo.
Oltre il portale d’accesso finemente decorato a 2 battenti appare un padiglione, chiamato Bale Pengubengan, decorato con il rilievo delle nove divinità guardiane dei venti. Sul lato est del cortile si trova un piccolo tempio chiamato Pura Dalem Bekak e sul lato ovest si erge un padiglione chiamato Bale Kulkul, in cui è alloggiato un tamburo di legno a fessura.
Questa è l’area più sacra del tempio e la splendida porta principale viene aperta solo durante le cerimonie. Il cortile è contornato da un fossato zeppo di altissimi fiori di loto e ospita numerosi meru e altri edifici religiosi. 10 sono le torri meru, ognuna con i classici tetti di paglia e intricati intagli e dedicate a diverse divinità e vari antenati. I meru più bassi sono relativi ai reali del regno di Mengwi, mentre quelli più alti, a ben 11 livelli, si riferiscono alle divinità più elevate dell’induismo balinese. L’impressione che hai guardando questo spettacolo di architettura e spiritualità è quello di pagode dai tetti di cocco che sembrano sorgere dall’acqua mentre i fiori di loto giocano con i loro riflessi.
Uscendo dall’area dei meru ti proietti in un parco con alberi secolari e un percorso che ti conduce ad altri edifici. Uno ospita un modello del tempio e sulle pareti sono appesi varie fotografie che ritraggono Ida Tjokorda Mengwi XI, re di Mengwi dei primi anni del ‘900. Un altro edificio ospita una galleria d’arte e un grande schermo cinematografico che proietta filmati sulle cerimonie che qui si sono tenute.




Una delle vestigia del regno di Majapahit a Bali è il tempio di Maospahit che si trova a Denpasar. Si differenzia dagli altri templi di Bali organizzati secondo la forma a tre mandala perché è l’unico ad avere 5 cortili o mandala, adottando il concetto di “panca mandala” dove il palazzo o area sacra si trova al centro e riceve protezione da tutte e quattro le direzioni. Anche la sua un’architettura è diversa rispetto agli altri. Gli evidenti riferimenti all’architettura giavanese orientale, si notano negli edifici di mattoni rossi che hanno la maggior parte delle pareti pulite e ordinate e una minor presenza di rilievi rispetto ai classici templi balinesi. Le decorazioni in terracotta originali, sopravvissute a terremoti e guerre, raccontano la storia del regno Majapahit che governò Bali prima dell’arrivo degli europei.
Fu Sri Kbo Iwa, un esperto di architettura religiosa balinese che, nel 1278, costruì un santuario noto come Candi Raras Maospahit, oggi il fulcro del complesso religioso. Sotto l'impero Majapahit che aveva preso il controllo di Bali, questo tempio tra il 1397 e il 1475 venne ampliato. Oltre al tempio Maospahit, venne costruito su richiesta del re del regno di Badung dell'epoca anche il tempio Gedong Majapahit che divenne parte del complesso.
Dentro le spesse mura che delimitano l’area, gli spazi sono divisi in questo modo:
Ai lati dell'ingresso ti accolgono due antiche statue fatte di argilla che impugnano armi e scudi come se ne fossero i guardiani e sul cancello sono presenti rilievi di Garuda e Bima.
Il mandala frontale è notevole per l’alta torre del tamburo e il portale “Candi Kusuma”, mentre il secondo mandala non è più completamente esistente e oggi contiene solo un vicolo largo due metri che conduce al cancello successivo. Superatolo, accedi al terzo mandala (Jaba Sisi) che ospita diversi edifici caratteristici atti alla preparazione delle offerte e il tempio di Bentar, un edificio in mattoni rossi con un'ampia porta. Sul lato nord del muro del tempio ci sono le statue di Yama, Indra e Sangkara, mentre sul lato sud ecco una grande statua dell'uccello Garuda che trasporta un vaso di acqua della vita. Tramite un altro cancello accedi al quarto mandala (Jaba Tengah), dove trovano collocazione due padiglioni chiamati Bale Tajuk e Bale Sumanggen. Infine, nel Jeroan o mandala centrale, ci sono le strutture più antiche del tempio quelle risalenti al periodo Majapahit e qui si trovano i santuari principali: il Candi Raras Maospahit e il Candi Raras Majapahit, entrambi in mattoni rossi.


Nel centro della città di Denpasar trovi il più grande tempio induista di Bali dedicato al dio supremo dell'induismo balinese. È il tempio più grande della capitale dell'isola e un punto di riferimento per la popolazione. Il nome Jagatnatha deriva da due sillabe composte: la parola "Jagat" che significa "il mondo, l'universo" e la parola "Natha" che significa "protezione". Quindi, la funzione di questo tempio è quella di proteggere il mondo e l’universo.
Si tratta di un tempio piuttosto recente, infatti, solo nel 1963, il governatore di Bali accolse l'idea di costruire il tempio di Jagatnatha per dare ai fedeli uno spazio dove pregare e nel 1965 iniziò la realizzazione del progetto. La sua costruzione avvenne in modo graduale e venne terminata nel 1968.
La posizione del tempio di Jagatnatha è rivolta a ovest verso il Monte Agung, considerato dai balinesi il palazzo degli dèi. Il complesso, a differenza degli altri templi di Bali che si dividono in tre parti, è compreso in un solo e grande cortile che ospita il tempio di Padmasana alto circa 15 metri sovrastato da un trono con incisioni balinesi che in cima ospita un’immagine di Acintya (simbolo della manifestazione di Dio) e venne realizzato in pietra naturale bianca. Alla sinistra e alla destra di questo si ergono altri 2 templi: il santuario di Ratu Niang e il santuario di Dalem Karang. Nell’area ci sono alche molti altri padiglioni tipici dei classici templi di Bali. Ogni mese si celebrano due festival basati sui cicli lunari: durante i giorni di luna piena e quelli di luna nuova.


Se ti trovi ad Ubud, sicuramente visiterai la Foresta delle scimmie e scoprirai che al suo interno si ergono 3 templi. Uno di questi è il tempio Dalem Agung Padangtegal, il principale, ed è dedicato a Sang Hyang Widhi Wasa, suprema divinità dell’induismo balinese, come personificazione del dio Shiva. Venne costruito nel 1350 circa e architettonicamente presenta il classico stile balinese, con intricate sculture in pietra, portali e statue di varie figure mitologiche. Come molti templi di Bali, è suddiviso in diversi cortili, ognuno dei quali svolge una specifica funzione religiosa. Il fascino di questo spazio religioso è incentivato da ciò che lo circonda, ovvero, una folta vegetazione abitata da tantissimi macachi. Infatti la foresta è un'area protetta con centinaia di scimmie e una ricca varietà di specie vegetali che creano un mix di natura e spiritualità.
Il nome del tempio significa “il grande tempio della morte” ed è spesso associato a rituali legati alle cerimonie di cremazione, poiché si ritiene che sia un luogo in cui gli spiriti vengono liberati nell'aldilà.
Dato che per visitare questo tempio ti troverai nella foresta delle scimmie di Ubud, approfitta per visitare anche gli altri due. Il secondo tempio si chiama Pura Beji è collocato a sud-ovest della foresta e dedicato al culto della dea Gangga. Il terzo tempio si trova nella zona a nord-est della foresta ed è il Pura Prajapati, dedicato al culto del dio Prajapati.



Ecco uno tra i templi di Bali a cui si deve l'evoluzione della particolare religone industa dell'isola. Secondo una leggenda, nel 1001 un indù chiamato Mpu Kuturan arrivò a Bali da Giava e scoprì che i fedeli dell'isola erano suddivisi tra pratiche induiste e buddiste. 9 erano le sette a quel tempo che esistevano: la setta Shiva Sidhanta, la setta Vaishnava, la setta Brahma, la setta Rishi, la setta buddista, la setta Bhairawa, la setta Ganaptya, la setta Sora e la setta Pasupata. Per evitare la competizione tra queste dottrine, Mpu Kuturan incoraggiò i leader di ciascuna religione a confrontarsi nell’area che oggi è occupata dal tempio Samuan Tiga. Fu in quell’occasione che le differenze religiose trovarono un compromesso fondendo i loro credi nella trinità di Brahma, Shiva e Vishnu. Il successo dell'incontro, tra i leader religiosi nel tempio di Samuan Tiga, è certamente una pietra miliare storica importante per lo sviluppo dell’induismo balinese.
Grandi sono le dimensioni del tempio Samuan Tiga e si trova nel centro di Bali poco distante dal villaggio di Bedulu a Gianyar. Composto da 7 mandala di diverse altezze, il complesso ospita padiglioni per lo più ricostruiti dopo il terremoto del 1917 che distrusse gran parte di Bali.
Il fulcro del tempio è il Penataran Agung Mandala, con tre cortili a nord e due a sud. A nord, il pendio della collina conduce, attraverso un grande portale, prima al Batan Manggis Mandala e successivamente al Sumanggen Mandala. Il Jeroan è posto in cima alla collina e all'estremità nord del tempio. L’ultimo e settimo mandala, il Jaba, è un'area aperta per i fedeli e non ospita alcuna struttura.


Il tempio Ulun Danu Bratan è, a mio parere, uno dei templi di Bali più scenografici. Posto sulle rive del lago Bratan e immerso in un esteso giardino ricco di ogni specie di fiore, è famosissimo e le sue immagini si ripetono continuamente sul web. Hai presente quel meru a 11 livelli che si innalza su un isolotto dalle acque del lago? Ecco, appartiene a questo complesso. In quest’area nel nord di Bali ci sono 3 laghi: il lago Tamblingan, il lago Buyan e il lago Bratan. Su ognuno di questi specchi d’acqua si innalza un tempio e avendo il tempo varrebbe la pena visitarli tutti.
Ho avuto la possibilità di visitare solo il Pura Ulun Danu Bratan che è il tempio shivaita più importante di Bali. Si trova esattamente a Bedugul, sulle sponde del lago che si è creato all’interno di una caldera di un vulcano estinto e che oggi risulta essere la riserva d’acqua all’origine del complesso sistema d’irrigazione di tutti i campi di riso di quest’area. La posizione del tempio sull’acqua è legata all’adorazione della dea associata all'acqua e alla fertilità, Dewi Danu. Si narra che molto tempo fa Bali venne colpita da un periodo di siccità estremamente prolungato che andava causando numerosi problemi e carestie. La popolazione pregò talmente tanto che fu la dea Dewi Danu ad intervenire, garantendo l’acqua necessaria per superare la carestia. In cambio i fedeli costruirono il tempio a lei dedicato e si crede ancor oggi che la benefica dea vigili ancora sulle acque del lago e sulle terre circostanti.
Il tempio Ulun Danu Bratan venne costruito nel 1633 durante il periodo del regno Mengwi. Tuttavia, alcuni manufatti megalitici, un sarcofago e una tavoletta di pietra riportati alla luce nel corso del tempo, testimoniano che questo luogo fosse un sito consacrato molto prima della costruzione del tempio. Il complesso templare è un insieme di santuari e pagode, ognuno con il suo fascino e il suo simbolismo. Due sono le parti che compongono questo complesso religioso, una parte adagiata sulla riva e una parte “galleggiante”. Le infinite statue di vivaci ballerine balinesi disseminate lungo il percorso di ingresso ti accolgono e 3 sono i cortili, tipici della tradizionale architettura balinese, che si susseguono separati da portali meravigliosamente decorati. Nel cortile esterno si collocano i padiglioni utilizzati per le riunioni, il cortile centrale viene utilizzato per la preparazione delle offerte, mentre il cortile interno ospita numerosi santuari e qui si svolgono le cerimonie religiose. La parte del complesso templare immersa nell'acqua ospita il meru principale a undici livelli chiamato Lingga Petak, posto su un isolotto tra le acque del lago e dedicato al dio Shiva e alla sua consorte Parvati. Accanto si trova il Pura Lingwa, un meru a 3 livelli dedicato sempre a Shiva.
L'architettura del tempio Ulun Danu Bratan è un'affascinante fusione di elementi indù e buddisti. Nel complesso è posizionata anche una stupa buddista che simboleggia l’armonia religiosa dell’isola. Anche la statua del Buddha è custodita in questo tempio. L'insieme di questo complesso è reso affascinante non solo dalla parte edificata sulle acque ma anche dall’uso della pietra vulcanica nera che crea un meraviglioso contrasto con la vegetazione lussureggiante e il cielo azzurro. Inoltre, le intricate incisioni che adornano l’intero complesso raffiguranti figure mitologiche, animali e motivi floreali, lo rendono unico.




Nelle vicinanze di Ubud si trova un antico complesso che combina elementi induisti e buddisti e si tratta sicuramente di uno dei più originali templi di Bali. Il tempio Goa Gajah chiamato anche “Grotta dell'Elefante” risale al IX secolo durante la dinastia Warmadewa, ed è un luogo intriso di mistero e storia. Considera che in quel periodo le influenze indù e buddiste cominciavano a fondersi. Rimasto nascosto nella foresta tropicale per secoli, venne scoperto solo nel 1923 e nel 1954 vennero riportate alla luce le fontane e la piscina. Si narra che questo luogo sacro venne creato per meditare, ma nel corso dei secoli, il tempio subì modifiche e aggiunte, tra cui la costruzione di una grotta principale decorata con sculture e incisioni. Ed è proprio a questa grotta che si deve il nome del tempio.
Per raggiungere il complesso del tempio devi affrontare una scalinata che ti permette di visualizzare dall’alto l’intero sito templare. Ad attenderti alla base del percorso trovi un gruppo di pietre recuperate che provengono da un antico tempio buddista crollato nel letto del fiume.
Qualche passo e ti ritrovi di fronte alla famosa grotta dell'elefante, che presenta all’ingresso una serie di demoni e animali scolpiti nella roccia che vegliano sull’entrata e che rendono l’atmosfera leggermente inquietante. All’interno la poca luce che affluisce ti permette di notare alcune nicchie che ospitano il simbolo fallico del dio Shiva e una statua del dio Ganesha con la testa di elefante.
All'esterno trova spazio una piscina per le purificazioni, arricchita da sei fontane a forma di figure femminili in pietra che versano acqua. In origine le fontane erano sette e rappresentavano i setti fiumi sacri dell’India. Una di queste, purtroppo, venne danneggiata da un terremoto. Altri santuari e pagode sono disposti nell’area.
In fondo al complesso, una scalinata ti permette di addentrarti nella lussureggiante giungla pluviale che attornia il tempio e dove alberi secolari e una piccola cascata rendono pace e tranquillità. Proseguendo su questo percorso giungi alle rovine di un piccolissimo e antico tempio buddista che testimonia l’unione delle pratiche religiose che qui si intrecciavano.




Il tempio Agung Besakih è meglio conosciuto come il “Tempio Madre” ed è quello più grande e importante fra tutti i templi di Bali. Posto nel villaggio di Besakih, da cui prende il nome, alle pendici del vulcano Agung, è circondato da pittoresche risaie e foreste lussureggianti. Il sito composto da 23 templi, tra cui il Pura Penataran Agung, il tempio che ha il maggior numero di meru e il maggior numero di cerimonie, si sviluppa lungo un asse verticale che risale il fianco del vulcano attraverso una lunga scalinata che sale per 7 piani e rappresenta i 7 livelli dell’universo indù. Le numerose reliquie megalitiche, i troni di pietra e le strutture a terrazza piramidale rinvenute all'interno del complesso del tempio Agung Besakih, indicano che risale probabilmente a un'epoca molto antica, molto prima dell’arrivo dell'induismo sull’isola. La trasformazione nel complesso templare induista iniziò intorno al 1284 grazie a Rsi Markandeya, un leader religioso indù di origine indiana.
Molti sono stati i terremoti e le varie eruzioni che si susseguite nel corso dei secoli a Bali, lasciando il segno anche sul tempio Agung Besakih ma nel 1963 successe qualcosa che la popolazione balinese ancora oggi ritiene un intervento delle divinità. In quell’anno l’impressionante colata lavica del vulcano Agung, scese accanto al tempio senza tuttavia intaccarlo ed evitando la sua distruzione.
La disposizione del sito si allinea al concetto di “Tri Mandala”, il principio architettonico che divide il complesso del tempio in tre zone distinte: Utama Mandala (la più sacra e sacra), Madya Mandala (la zona centrale per rituali e le offerte) e Nista Mandala (la zona esterna per funzioni amministrative e pubbliche).
L’entrata avviene da una imponente scalinata impreziosita di fiori e sormontata da un imponente portale a due battenti tipico dell’architettura balinese. Attraversata la porta e il cortile si accede alla parte centrale del tempio. Qui sorgono i meru più alti e importanti e l’altare dedicato alle tre divinità principali dell’induismo. Questi santuari possono avere da 3 fino ad 11 livelli nel tetto, in base all'importanza della divinità.
I templi ospitati in questo complesso sono talmente tanti che è impossibile visitarli tutti, ma alcuni sono i guardiani dei 5 dèi del vento e hanno ruoli diversi.
Mercatini, bancarelle e gente che all’interno del tempio ti chiama in continuazione cercando di venderti qualcosa a tutti i costi, non permette di godere a pieno della sacralità del posto. Come ogni posto a Bali divenuto troppo turistico, anche il Tempio Madre è oggi un luogo devastato dalla malagestione e dalla speculazione a scapito della sua spiritualità. Vale comunque la pena una visita considerando la sua importanza per il popolo e la religione balinese.




Sul viale principale che attraversa la località di Ubud sono dislocati numerosi punti di interesse culturale. A Ubud e nei suoi dintorni, sono tantissimi i templi di Bali che puoi vedere. Uno di questi è rappresentato dal tempio Dalem Ubud, un venerato tempio indù che ha un’architettura balinese magnifica ma è soprattutto ricco di intricate sculture in pietra. Il tempio è dedicato al dio Shiva ed è immerso in una vegetazione lussureggiante e giardini tradizionali balinesi.
È la vista del suo ingresso principalmente a colpire, dove leoni ringhianti e schiere di demoni sono disposti lungo la scalinata d’accesso. Purtroppo, l’unico modo per visitarlo all’interno è durante una serata dove viene organizzata la danza Kecak del fuoco, uno spettacolo che mette in mostra la narrazione tradizionale balinese attraverso coreografie affascinanti.


Sempre sul viale principale del centro di Ubud si trova uno splendido (anche se piccolo) tempio costruito sull’acqua, da qui il nome con cui è più noto, ovvero, il Palazzo sull’acqua di Ubud o tempio Taman Kemuda Saraswati. Il tempio è dedicato a Saraswati, la dea della conoscenza, delle arti, della musica e dell'apprendimento nella cultura indù. Cosa lo rende così speciale? È uno dei più suggestivi templi di Bali, non solo per le decorazioni, ma perché si estende su un laghetto cosparso di fiori di loto. Più che un tempio sembra di essere entrati in un giardino delle favole, dove il profumo dei fiori e i capolavori in pietra e legno finemente intagliati che ti circondano lo rendono un luogo da sogno. Venne progettato su ordine del principe di Ubud, Cokorda Gede Agung Sukawati e venne terminato nel 1952.
Alberi di frangipane costeggiano la riva dell'acqua, il ponte sull’acqua che collega l'area esterna del tempio al grande ingresso principale è adornato da statue che sembrano vegliare su chiunque, guidandoti verso i tre grandi cancelli realizzati in mattoni rossi con le porte dorate che segnano la soglia del tempio. Il cancello centrale, detto “Kori Agung”, è il più grande tra i tre ed è fiancheggiato da due alberi di plumeria.
A nord-est del tempio si trova la zona più sacra, chiamata Padmasana. La base di questo santuario è decorata con incisioni che raffigurano il mondo dei demoni, la tartaruga cosmica della tradizione indù e alcuni naga. La parte più alta è sormontata da un trono dorato decorato con l’immagine di Acintya, il dio supremo dell'universo. Le regole degli induisti templi di Bali vietano ai turisti l'accesso all'area sacra del tempio, destinata esclusivamente alla preghiera. Quindi, come visitatore puoi solo limitarti alla visita dello stango di fiori di loto e all'area di Kori Agung.




Mai sentito parlare della “Porta del Paradiso”? O forse avrai visto non so quante volte l’immagine di una persona in posa in mezzo al classico portale a due battenti il cui riflesso si specchia nell’acqua con il Monte Agung sullo sfondo. Ecco, si tratta del portale del tempio Penataran Agung Lempuyang, oggi considerato l’emblema del turismo di massa che ha interesse a raggiungere un luogo sacro solo per farsi foto e pubblicarle sui social. Dopo averlo visitato mi sono chiesta perché gli stolti “instagrammatori” lo hanno preso di mira, considerando che il tempio architettonicamente non ha nulla di rilevante, ma solo religiosamente ha una grande importanza. Oltretutto, le foto che visualizzi con il riflesso del portale sull’acqua sono create da filtri fotografici, perché di acqua non ce n’é.
Il tempio Penataran Agung Lempuyang esiste almeno dal X secolo e fa parte di un complesso di templi costruiti lungo il fianco della montagna Lempuyang ritenuta sacra. È religiosamente classificato tra i 6 santuari più importanti di Bali. Il nome “Porta del Paradiso” non è casuale, perché questo tempio è uno dei luoghi più simbolici e sacri dell’isola, uno dei 9 templi direzionali costruiti per preservare l’isola dagli spiriti maligni. Edificato lungo i fianchi della montagna, a circa 1.100 metri, è uno dei templi di Bali più antichi e venerati.
Principalmente è, tra i templi di Bali, il più famoso per la sua imponente porta "candi bentar" e per la vista sul Monte Agung facilmente visibile nelle giornate limpide. Ma il resto del tempio è composto solo da un piccolo cortile che ospita alcuni bassi padiglioni. Più rilevante invece è il cortile interno o Jeroan, che si trova in cima a tre lunghe scalinate sorvegliate da naga, che terminano con tre porte finemente decorate. Purtroppo, l’accesso è consentito solo ai fedeli in preghiera. Nel cortile interno trovano collocazione due torri meru a tre livelli e alcuni santuari di cui uno dedicato a Ida Sang Hyang Widi Wasa, la divinità suprema dell'induismo balinese.


Quando entri nei templi di Bali, stai accedendo in luoghi religiosi induisti e di conseguenza ci sono dei comportamenti che vanno assolutamente adottati:
Se tu percorrerai la terra, potrai trovare città senza mura, senza lettere, senza re, senza case, senza ricchezze, senza monete, senza teatri e palestre; ma nessuno vide mai né mai vedrà una città senza templi e senza dèi.
(Plutarco)
La meditazione è l'unico tempio in cui, quando entri, sei davvero all'interno di un tempio.
(Osho)
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